N. 6 2014 9 febbraio 2014
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Oggi il fidanzamento risente del clima di provvisorietà che caratterizza la società. I corsi matrimoniali devono educare a scelte coraggiose. 

 

Oggi il fidanzamento risente del clima di provvisorietà che caratterizza la società. I corsi matrimoniali devono educare a scelte coraggiose.

Foto di TED LEVINE/CORBIS.

«Il fenomeno della convivenza prematrimoniale è molto diffuso. Negli itinerari in preparazione al matrimonio capita ormai che la metà delle coppie presenti già conviva.

È anche espressione di quell’atteggiamento, non nuovo, per il quale a ognuno viene riconosciuta la libertà di fare le proprie scelte senza che nessuno possa imporre altri percorsi». Don Giampaolo Dianin, docente di teologia morale alla Facoltà teologica del Triveneto, ha una lunga esperienza nell’accompagnamento delle coppie alle nozze e nella vicinanza a coloro che hanno visto naufragare e spezzarsi il proprio legame coniugale. «La fatica di compiere scelte definitive è sotto gli occhi di tutti e riguarda la vita consacrata come il matrimonio e la decisione di aprirsi alla vita: è la conseguenza di un contesto sociale che ha generato una cultura della provvisorietà», aggiunge, come ricorda spesso papa Francesco.

Don Giampaolo, quali elementi dovrebbero caratterizzare ulteriormente la formazione dei fidanzati?

«Va chiarita anzitutto la differenza tra “corso” e “itinerario” per fidanzati e impegnarsi per un’autentica esperienza di fede, in un cammino che aiuti a leggere la parola di Dio a partire dal vissuto, anche se non si può annunciare il Vangelo senza prendersi cura dell’aspetto psicologico e umano. Ci è chiesto di aiutare i fidanzati a fare scelte coraggiose controcorrente, mediante un lavoro sugli stili di vita, e a sostenerli nel leggere come attesa il tempo del fidanzamento. Ancor prima, sono necessari cammini vocazionali di ampio respiro che impegnino gli adolescenti e i giovani alla scoperta della sessualità come relazione, dell’amore come dono, fino a percorsi che aiutino a prendere coscienza di cosa vuol dire chiedere un matrimonio-sacramento. Insomma, è urgente una preparazione remota al fidanzamento, un percorso di educazione all’amore».

Un altro nodo: la formazione dei formatori…

«Non si può continuare ad affidare la cura degli itinerari per fidanzati solo alla buona volontà e generosità delle persone, e non bastano neppure i sussidi: è fondamentale curare la formazione degli animatori, che dovrebbero essere persone con una vita cristiana solida e con competenze formative. Non basta condividere la propria esperienza, che rimane unica e irripetibile per quanto utile. Inoltre è importante che ci sia un buon rapporto tra animatori e fidanzati del gruppo; spesso le coppie che hanno accompagnato i fidanzati diventano un punto di riferimento – spirituale e concreto – per i primi anni di matrimonio».

I gruppi di fidanzati che si preparano alle nozze sono molto eterogenei?

«La realtà dei fidanzati è piuttosto complessa: possono provenire da parrocchie diverse; uno solo dei due partner può essere credente; uno può essere praticante e l’altro poco; possono esserci rapporti talmente lunghi che nel tempo tendono a sfilacciarsi; uno dei due può vivere la realtà di un gruppo formativo, mentre l’altro non intende aderire; e oggi la differenza la fanno quelle coppie, e sono la maggioranza, in cui già si convive…».

E il ruolo delle famiglie di origine?

«I genitori dovrebbero stare accanto alle scelte dei figli con discrezione e rispetto. Dovrebbero interrogarsi sulle loro aspettative e desiderare soprattutto la felicità dei figli. Sono chiamati a un secondo taglio del cordone ombelicale, a una disponibilità all’ascolto e a una consapevolezza per superare il distacco con serenità. Il matrimonio dei figli è anche l’occasione per riprendere in mano la loro esperienza e aiutare i figli a capire le difficoltà che potranno incontrare. Spesso i fidanzati desiderano un accompagnamento a volte silenzioso ma prezioso nell’essere traghettati da figli a persone adulte con un progetto da costruire, sperando anche nell’accoglienza senza pregiudizio da parte dei genitori sulla scelta del partner. In qualche comunità vengono organizzati incontri fra genitori e fidanzati per uno scambio di esperienze, perché talvolta madri e padri si dimostrano un po’ oppressivi e timorosi».

Nel percorso verso il matrimonio, quale dovrebbe essere il ruolo della comunità dei credenti?

«Quello di compagni di viaggio discreti, che entrano in relazione. L’accompagnamento delle giovani coppie è un compito di tutta la comunità cristiana. Il tempo di grazia del fidanzamento è una stagione dove il terreno è arato e accogliente. Verrebbe da dire che una comunità non dovrebbe lasciarsi scappare questa occasione preziosa per evangelizzare le giovani coppie. Alla comunità fa bene l’entusiasmo dei fidanzati e a sua volta può fare loro del bene mostrando il suo volto materno che sa accoglierli qualunque sia la loro esperienza, senza giudicare, anzi liberandosi da parametri che creano solo divisione fra chi è dentro e chi è fuori».

Testo di Laura Badaracchi

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