N. 6 - 2017 5 febbraio 2017
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Santuario di San Girolamo Emiliani

Nell’eremo del padre degli orfani

Il patrono della gioventù abbandonata trascorse a Somasca, tra Bergamo e Lecco, gli ultimi anni della sua missione vivendo nel castello dell’Innominato con i ragazzi abbandonati

Il santuario di San Girolamo Emiliani a Somasca

Si racconta che quando nel 1958 Giovanni XXIII elevò al titolo di «basilica romana minore» il santuario di San Girolamo Emiliani a Somasca di Vercurago, qualcuno in Vaticano commentò sprezzante: «È una modesta chiesa di provincia». Ma il Papa buono, che ben conosceva quei luoghi non lontani dalla sua Sotto il Monte, rispose pronto: «Non capite, Somasca è tutta un santuario».

Un semplice sguardo al villaggio conferma le parole di papa Roncalli: ci si trova di fronte a uno scrigno che custodisce le tombe di ben due testimoni di santità: san Girolamo Emiliani, vissuto nel Cinquecento, fondatore dei padri Somaschi (raccontiamo la sua vita nel box della pagina di destra) e la beata Caterina Cittadini, fondatrice nell’Ottocento delle Suore Orsoline di Somasca. E i luoghi legati alla memoria di Girolamo non si limitano alla basilica, ma si dipanano lungo l’intera costa della montagna dove visse il santo.

Poi, per arrivare ai giorni nostri, intorno al santuario sorge una vera e propria cittadella della carità e della spiritualità che comprende diverse comunità-famiglia per bambini e adolescenti in difficoltà e per migranti richiedenti asilo arrivati in Italia ancora minorenni. È presente anche una struttura per ritiri ed esercizi spirituali.

SANTO DELLA MISERICORDIA
Girolamo Emiliani, di cui il prossimo 8 febbraio ricorrono i 250 anni dalla canonizzazione, nel 1928 fu proclamato da Pio XI «patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata». Un santo molto attuale, perché, come spiega il parroco del santuario, padre Livio Valenti, «pregava con una giaculatoria che ci ricorda molto da vicino il recente Giubileo della misericordia. Diceva: “Dolcissimo Gesù, non essermi giudice ma salvatore”». Fu tra i primi a occuparsi del recupero delle prostitute e un autentico imprenditore della carità: «Inventò, già nel Cinquecento, le prime scuole professionali. Pensava che ai ragazzi poveri si dovesse dare dignità anche con un mestiere per mantenersi».

A Somasca gli orfanelli condividevano con lui il lavoro: rilegatura di libri, coltivazione dei campi, allevamento degli animali. «E tanti diventavano a loro volta catechisti per la gente di campagna, grazie a un catechismo popolare appositamente scritto da Girolamo».

NEI LUOGHI DEL SANTO
La visita del complesso di Somasca prende il via dalla basilica, cui si accede da un monumentale scalone. Dal piccolo sagrato si gode della vista verso il lago di Garlate, formato dal fiume Adda che, appena uscito dal lago di Lecco, qui ripiglia «nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni», scrive Manzoni nei Promessi sposi.

La basilica fu costruita dopo la morte di Girolamo sulla preesistente chiesetta di San Bartolomeo, per custodire la sua tomba e quella dei primi compagni. All’interno, al termine della navata destra, si venerano in un’urna le ossa del santo.

Ci si addentra poi nelle vie del borgo dove, a pochi metri dalla basilica, si trova la cappella di Maria Madre degli Orfani, ricavata nell’edificio dove Girolamo spirò l’8 febbraio 1537. Su una parete c’è ancora la croce tracciata dal santo in punto di morte per poter contemplare il simbolo di Cristo. Proseguendo ancora, si arriva nella vasta area sacra che conduce alla Valletta e al cosiddetto “Castello dell’Innominato”, i luoghi dove Girolamo visse, lavorò e pregò con i compagni e i ragazzi orfani.

Ci si addentra lungo il “Sacro monte”, una via lastricata a mezza costa contornata da cappelle che custodiscono all’interno le scene della vita del santo, rappresentate da statue di legno dipinto. A metà della via si distacca la Scala santa, ripidissima, che percorsa nei venerdì di Quaresima permette di lucrare l’indulgenza plenaria. In cima alla Scala si giunge alla grotta dove Girolamo di notte si ritirava in preghiera solitaria.

Al culmine della Via delle cappelle si apre la Valletta, una spianata nella forcella sotto lo sperone roccioso. Qui si trova la cappella del Crocifisso dove, secondo tradizione, Girolamo fece miracolosamente sgorgare l’acqua.

Per i più agili, il cammino prosegue ancora lungo il ripido sentiero a tornanti che giunge ai ruderi del castello. Qui Manzoni immagina abitare l’Innominato, il perfido signorotto che impedisce il matrimonio tra Renzo e Lucia. In realtà si tratta di ciò che resta di una fortificazione d’avvistamento medievale che Girolamo e i suoi compagni adattarano a casa nel primo periodo dopo l’arrivo a Somasca, preferendo poi la Valletta perché più riparata. Dalla piana del castello, dominato da una grande croce in ferro, la vista è mozzafiato: spazia dalla valle dell’Adda verso Milano e Bergamo fino al monte Barro, alle Grigne e agli altri monti che dominano il Lario.

UN’OPERA CHE CONTINUA
La fede e la carità di san Girolamo sono ancora vive oggi a Somasca. «Al santuario arrivano tanti pellegrini dalla Brianza e dalla Bergamasca», racconta padre Valenti. «Noi padri garantiamo sempre un confessore in basilica. Tre volte alla settimana celebriamo una benedizione dei pellegrini, per singoli e gruppi: è un modo per avvicinare le persone. Spesso ne nascono lunghi colloqui e la richiesta della direzione spirituale. Non mancano anche i problemi: le strutture sono molte e non abbiamo finanziamenti dall’esterno. Siamo sempre in cerca di benefattori per continuare a garantire la fruizione di tutti questi luoghi sacri».

Naturalmente prosegue anche l’opera in favore dei bambini e dei poveri: «Le attività sono portate avanti con la Fondazione Somaschi Onlus, con sedi in Italia e all’estero, in cui è fondamentale l’apporto dei dipendenti laici: educatori, assistenti sociali, psicologi...», spiega padre Livio che dal 1975 al 1991 è stato responsabile proprio a Somasca di una comunità per minori e dal 1997 al 2011 ne ha fondata un’altra in Romania.

«Il nostro stile educativo è condividere la vita con i ragazzi. San Girolamo diceva: “Con questi miei fratelli voglio vivere e morire”. Da bambino vedevo i padri Somaschi a Corbetta, il mio paese nel Milanese, e chiedevo alla mamma: “Chi sono?” Lei rispondeva: “Sono i papà degli orfani”. E pensavo: da grande anch’io voglio diventare il papà degli orfani. Così è nata la mia vocazione».

UN SANTO RIFORMATORE
Girolamo Miani (versione del cognome più corretta di Emiliani) nasce a Venezia nel 1486, rampollo di una nobile famiglia. Nel 1511, durante la guerra tra la Serenissima e la Lega di Cambrai, è inviato a difendere il castello di Castelnuovo di Quero, sul Piave. Lì viene catturato dai nemici e messo in prigione, dove promette alla Madonna di cambiare vita se fosse riuscito a liberarsi, cosa che avviene. Provocato dalla povertà dilagante a Venezia, distribuisce i beni di famiglia ai derelitti e si avvicina all’opera caritativa di san Gaetano da Thiene e di riforma spirituale della Chiesa del cardinale Gian Pietro Carafa, poi papa Paolo IV. Quindi si consacra a Dio da laico e inizia a raccogliere orfani per sfamarli ed educarli nella sua scuola-bottega. Nel 1532 è chiamato a Bergamo per collaborare con il vescovo alla riorganizzazione della carità. Opera anche a Milano dove fonda l’orfanotrofio di San Martino, detto dei Martinitt. Si stabilisce infine a Somasca insieme ad altri compagni, alcuni dei quali sacerdoti, che danno vita alla Compagnia dei servi dei poveri, poi detti padri Somaschi. Muore di peste all’età di 50 anni.

DAL SUO CARISMA DERIVANO SEI ISTITUTI RELIGIOSI
San Girolamo Emiliani è uno dei pochi laici fondatori di Famiglie religiose. Non fu infatti mai ordinato né diacono, né prete. Dalla Compagnia dei servi dei poveri in Cristo derivano gli odierni padri Somaschi. Ispirate alla spiritualità del santo sono anche le Somasche f?iglie di san Girolamo (fondate nel 1680); i Fratelli di San Girolamo del Belgio (fondati nel 1717); le Suore Orsoline di San Girolamo di Somasca (fondate dalle sorelle Caterina e Giuditta Cittadini nel 1857); le Oblate della Mater Orphanorum (fondate nel 1945); le Missionarie Figlie di San Girolamo Emiliani (fondate del 1975).

ORGANIZZARE LA VISITA
Il santuario di San Girolamo Emiliani
si trova a Somasca, frazione di Vercurago, in provincia di Lecco. Si raggiunge da Milano con la Statale 36 dello Spluga deviando prima di Lecco in direzione di Bergamo e da Bergamo con la Provinciale 442 per Lecco. La stazione Fs Vercurago - San Girolamo (www.trenitalia.com) dista circa 15 minuti a piedi in salita. Tel: 0341/42.02.72.

ORARI E CELEBRAZIONI
La basilica è aperta dalle 6.30 alle 12 e dalla 14.30 alle 18.15 (19.15 nei festivi). Messe festive: 7; 8.30; 10; 11.30; 17; 18.30 (da ottobre ad aprile); 19 (da maggio a settembre). Feriali: 7, 8, 17 (anche prefestiva). Confessioni: tutto il giorno. La Valletta (Via delle cappelle, Scala santa, eremo) è aperta dalle 8 alle 17 (18 nei festivi). Messa festiva nella cappella della Valletta: ore 11.

LA FESTA
Dal 7 al 12 febbraio 2017 iniziative per la solennità di San Girolamo. Programma disponibile sul sito www.santuariosangirolamo.org.

Testo di Paolo Rappellino · Foto di Giovanni Panizza

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