N. 6 - 2019 10 febbraio 2019
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Forno Di Coazze

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Forno Di Coazze

Una piccola Lourdes in Italia

La riproduzione in stile moderno della grotta di Massabielle è il cuore di questo santuario che sorge nel Torinese come voto per la grazia ottenuta da un prete e offre al pellegrino un’oasi di preghiera

 La grotta sotto la basilica mariana

C'è una “piccola Lourdes” nascosta tra le montagne piemontesi. Si trova a Forno di Coazze (Torino), nella valle del torrente Sangone (zona poco battuta dai flussi turistici e, proprio per questo, ideale per chi voglia regalarsi qualche istante di silenzio). Il santuario Grotta di Nostra Signora di Lourdes esprime, fin dal nome, un forte legame con la cittadina francese delle apparizioni mariane. E in effetti la sua storia nasce dalla gratitudine di un uomo, un prete che, dopo una miracolosa guarigione a Lourdes, ha voluto lasciare un segno d’amore e devozione per la Vergine.

Tutto ha avuto inizio nel 1947, quando un sacerdote piemontese, don Giuseppe Viotti, che allora aveva trent’anni ed era vicecurato a Pozzo Strada, popoloso quartiere di Torino, decise di partire con i suoi parrocchiani per un pellegrinaggio nella terra di Bernadette. Aveva una grave forma di tubercolosi (giunta allo stadio terminale). I medici gli avevano sconsigliato di mettersi in viaggio in quelle condizioni, ma la fede prevalse e l’uomo partì comunque. A Lourdes, dopo un intenso momento di preghiera alla grotta e dopo l’immersione nelle piscine ritenute miracolose, ecco l’inspiegabile. Don Giuseppe si addormentò profondamente, in preda alla febbre, ma quando il giorno seguente si risvegliò, avvertì subito che qualcosa in lui era radicalmente cambiato. Ritornato a Torino, i medici che lo avevano in cura restarono sbalorditi: ogni segno della malattia era scomparso e il sacerdote era come rinato. La riconoscenza per la grazia ricevuta portò don Viotti a costruire nella sua terra un “segno”, qualcosa che rimandasse, anche visivamente, all’esperienza di Lourdes. E così è accaduto.

COME A MASSABIELLE
Il santuario di Forno rimanda in molti particolari alla grotta di Massabielle, dove l’11 febbraio del 1858 la «bella Signora vestita di bianco» apparve alla quattordicenne Bernadette Soubirous.  L’aspetto più evidente è proprio la riproduzione della grotta, che attira pellegrini da tutto il Piemonte e anche dalle regioni limitrofe. «Si trova in uno spazio aperto, sempre accessibile», racconta don Michele Olivero, 78 anni, rettore del santuario. «A volte, soprattutto nei mesi estivi, mi capita di incontrare persone che pregano anche in piena notte. E credo che ciò racconti bene qual è la prima vocazione di questo luogo: una meta di pellegrinaggio individuale, uno spazio privilegiato per la preghiera silenziosa». Ascolto, respiro, dialogo “a tu per tu” con Dio: esperienze preziose e oggi sempre più rare.

Ma il santuario di Forno è fortemente evocativo per i luoghi che racchiude in sé. Sopra la grotta si trova la basilica formata a sua volta da tre ambienti sovrapposti: nel primo vi è una mostra permanente dedicata alla Sindone; il secondo permette di ripercorrere la  vita di santa Bernadette; il terzo, posto in posizione superiore, rimanda, attraverso una serie di stelle, ai tanti privilegi di Maria.

UN “MAGNETE” SPIRITUALE
All’esterno, invece, al di là del torrente Sangone, sono collocate le stazioni della Via crucis, che può essere fatta attraverso due itinerari: il primo si arrampica sulla montagna con 16 piloni, corrispondenti alle relative stazioni, fino alla grande statua in travertino, alta 5 metri, che raffigura l’ascensione di Gesù; un secondo, più breve e in piano, che si snoda nei pressi del piazzale della grotta, ideato per chi ha difficoltà nel camminare. E disseminati qua e là nel parco, tra la grotta e la basilica, vi sono molti altri spazi per la preghiera e la riflessione, tra cui 94 gradoni che accompagnano i cippi con le litanie mariane, e alla sommità la statua dell’Incoronata.

Il santuario è sì un luogo fisico, ma anche e soprattutto una sorta di “magnete” capace di costituire attorno a sé una comunità. Piero, 79 anni, uno dei volontari “tuttofare” attivi nella struttura, ricorda bene il fondatore, don Viotti, scomparso nel 2008, che è seppellito all’interno del santuario, in uno spazio con sei anfore, a richiamare il miracolo delle nozze di Cana e quel fiducioso affidamento a Cristo che la Madonna chiede: «Fate ciò che vi dirà». «Don Viotti era una figura carismatica, un punto di riferimento. E il suo racconto dell’esperienza di Lourdes era una testimonianza toccante», ricorda Piero. Tra i doni lasciati in eredità dal sacerdote c’è anche l’accoglienza: aveva infatti deciso di prendersi cura di alcuni bambini in difficoltà, molti dei quali provenienti dal Cottolengo. Attorno a questo suo impegno si è costituito un gruppo di donne consacrate, le mamme missionarie dell’Opera di Gesù Maestro. L’esempio e la dedizione di queste donne restano tutt’oggi un modello e un segno prezioso per la comunità locale.

Del santuario fa parte anche una casa di spiritualità dove è possibile sostare per ritiri. E frequenti sono, soprattutto d’estate, le occasioni di incontri spirituali per singoli e gruppi, i momenti di adorazione e le celebrazioni all’aperto, davanti alla grotta, quando, come racconta il rettore, «ci si trova immersi nella grande basilica dell’universo. Una sensazione di respiro ampio».
   

ORGANIZZARE LA VISITA
Il santuario Grotta di Nostra Signora di Lourdes a Forno di Coazze è raggiungibile in auto (da Torino si arriva a Giaveno e da lì si seguono le indicazioni), in treno (linea Torino-Susa; alla stazione di Avigliana vi sono bus “navetta” per Giaveno – Coazze), in bus (da Torino vi sono corse giornaliere che portano in Val Sangone). Orari e celebrazioni su www.santuariogrottadiforno.it. Per informazioni sulla casa di spiritualità: 331/76.73.694   info@santuariogrottadiforno.it.
   

Testo di Lorenzo Montanaro · Foto di Paolo Siccardi / Walkabout

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