N. 6 - 2019 10 febbraio 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Una cultura della gratuità e del dono ci rende tutti uniti come fratelli

Nel suo messaggio per la Giornata mondiale del malato, papa Francesco ci invita a riscoprire la nostra comune umanità, superando…

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«Maria mi è stata vicina durante la malattia e mi protegge tutti i giorni», dice l’artista lanciata da X Factor, che ha fatto…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Una cultura della gratuità e del dono ci rende tutti uniti come fratelli

Nel suo messaggio per la Giornata mondiale del malato, papa Francesco ci invita a riscoprire la nostra comune umanità, superando una mentalità basata sul profitto e sullo scarto

 

Cari amici lettori, il prossimo 11 febbraio celebriamo la 27ª Giornata mondiale del malato. E questo numero, a partire dalla storia di copertina, dedica diversi articoli a questa iniziativa, istituita il 13 maggio 1992 da san Giovanni Paolo II come «momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo». La Giornata non riguarda solo i credenti, perché tutti siamo segnati dai limiti della condizione mortale. Nulla più del dolore ci rende fratelli, ci spinge a superare ogni barriera. Non a caso è stata scelta la memoria della Madonna di Lourdes, «il cui santuario ai piedi dei Pirenei», scriveva ancora Giovanni Paolo II, «è diventato come un tempio dell’umana sofferenza».

Ma c’è un altro elemento che ci affratella in questa Giornata del malato. Lo ricorda papa Francesco nel messaggio di quest’anno, che ha per tema «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10,8). Si tratta del dono. Noi non esistiamo come esseri umani senza il dono e non siamo veramente compiuti se non instauriamo relazioni basate sulla gratuità. Come spiega bene il Papa, il donare si distingue dal regalare perché non è un semplice «trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto», ma «contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame». Ecco allora che «il dono è prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale». In esso «c’è il riflesso dell’amore di Dio».

Il dono è prima di tutto qualcosa che riceviamo e manifesta la nostra condizione di creature. Ciascuno di noi, infatti, ricorda Francesco, «è povero, bisognoso e indigente. Quando nasciamo, per vivere abbiamo bisogno delle cure dei nostri genitori». In ogni fase della vita non possiamo, poi, fare a meno dell’aiuto altrui. Questo ci deve spingere «a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà, come virtù indispensabile all’esistenza». La nostra stessa vita non è autentica se non si apre alla gratuità. Un atteggiamento fondamentale nei confronti di chi è malato, anziano, fragile. Un volontario, infatti, viene percepito come «un amico disinteressato a cui si possono confidare pensieri ed emozioni; attraverso l’ascolto egli crea le condizioni per cui il malato, da passivo oggetto di cure, diventa soggetto attivo e protagonista di un rapporto di reciprocità, capace di recuperare la speranza, meglio disposto ad accettare le terapie». Contro la mentalità del profitto e dello scarto, promuoviamo sempre, allora, «la cultura della gratuità e del dono».

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