N. 7 2014 16 febbraio 2014
Ron

«ASCOLTARE, LA MIA RICETTA CONTRO LA SOLITUDINE»

Il cantautore torna a Sanremo con una canzone «sull’eterna ricerca dell’amore», che è anche ricerca di Dio. E riflette:…

La reliquia in viaggio

IL GIRO DEL MONDO CON DON BOSCO

Da quattro anni la reliquia del fondatore dei Salesiani sta percorrendo il globo mobilitando migliaia di fedeli che accorrono…

Suor Tecla

LA MAMMA DELLA BUONA STAMPA

Ricorre in questi giorni il 120° anniversario della nascita e il 50° della morte di “Maestra” Tecla Merlo, prima Superiora…

Matteo Ricci

UN GENIO ATTUALISSIMO PAROLA DI VESCOVO

«Ricci è un personaggio di insospettabile modernità. Lo sanno bene i cinesi». Parla monsignor Claudio Giuliodori, che…

Andrea Grillo

L’EUCARISTIA, SACRAMENTO DELLA COMUNITÀ

Le ricerche del liturgista Andrea Grillo, laico e padre di famiglia: «Occorre riscoprire la dimensione sensoriale della…

Per una lettura completa...

Matteo Ricci

UN GENIO ATTUALISSIMO PAROLA DI VESCOVO

«Ricci è un personaggio di insospettabile modernità. Lo sanno bene i cinesi».  Parla monsignor Claudio Giuliodori, che a Macerata ha seguito il processo di beatificazione.

Matteo Ricci

Monsignor CLaudio Giuliodori e la figura di Matteo Ricci Foto di Christian Gennari.

Monsignor Claudio Giuliodori, amministratore apostolico della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, di cui è stato vescovo fino al 2013 (oggi è assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), ha seguito passo passo la fase diocesana del processo di beatificazione di Ricci e ha lavorato alacremente affinché la Chiesa locale riscoprisse e valorizzasse la figura e l’esperienza del grande missionario gesuita. Nel 2012 Giuliodori ha pure curato, in tandem con Roberto Sani, docente di Storia dell’Educazione all’Università di Macerata, un volume (Scienza, ragione e fede. Il genio di Padre Matteo Ricci, edizioni Eum). Credere lo ha intervistato.

Qual è l’attualità di questa figura del passato oggi, specie in un contesto ecclesiale nel quale papa Francesco ci sospinge decisamente in missione, verso le “periferie”?

«L’avvento di un gesuita sulla Cattedra di Pietro consente di focalizzare ancora meglio lo sguardo sulla straordinaria figura di padre Matteo Ricci. L’invito pressante di papa Francesco a essere sempre più Chiesa “in uscita” che va verso le periferie esistenziali, sociali e culturali rende la figura di Ricci ancora più attuale e profetica. Un vero modello per una Chiesa che deve sviluppare la “cultura dell’incontro” con tutti e declinare il messaggio evangelico dentro ogni contesto, senza paure e pregiudizi».

Matteo Ricci, a suo avviso, è conosciuto abbastanza nel mondo ecclesiale? Quanto un’eventuale beatificazione potrà aprire gli occhi della Chiesa (italiana e non solo) sulla statura eccezionale di questo personaggio?

«Purtroppo le vicende storiche hanno ritardato la piena conoscenza e un’adeguata valorizzazione del suo “modello missionario”. Non mi stupirei, però, se Dio nella sua sapienza lo avesse voluto conservare per essere ai nostri giorni un faro e una guida. È talmente grande la modernità di padre Matteo Ricci che appare più come un personaggio del futuro che del passato. Lo sanno bene tutti i cinesi per i quali Li Madou è ancora oggi il grande saggio d’Occidente. Certamente la beatificazione, oltre a essere un doveroso riconoscimento di quella santità che i suoi contemporanei già gli attribuivano, potrebbe favorire l’ampia diffusione della sua testimonianza e del suo metodo di inculturazione della fede e di evangelizzazione della cultura».

Padre Ricci è sì innanzitutto un missionario, un figlio della Chiesa, ma rappresenta altresì un patrimonio per la società italiana…

«Occorre riconoscere che in ambito laico Ricci è stato molto più valorizzato che in ambito ecclesiale, ma solo per gli aspetti umanistici, culturali e scientifici. È giunto il tempo di offrire a tutti, e in particolare alle nuove generazioni, la possibilità di un incontro integrale con la geniale personalità di Ricci, senza tralasciare nulla della sua formidabile statura umana, spirituale, culturale e scientifica. Il lavoro avviato con le celebrazioni del quarto centenario della morte nel 2010 deve continuare, non perché l’Apostolo della Cina abbia bisogno del nostro omaggio ma perché noi, ancora oggi, abbiamo bisogno di attingere alla sapienza di uno dei più grandi personaggi della storia dell’umanità».

Testo di Gerolamo Fazzini

Archivio

Vai