N. 7 2014 16 febbraio 2014
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Suor Tecla

LA MAMMA DELLA BUONA STAMPA

Ricorre in questi giorni il 120° anniversario della nascita e il 50° della morte di “Maestra” Tecla Merlo, prima Superiora generale delle suore Paoline. Una vera madre per tutti i membri della Famiglia paolina.

 

Suor Tecla

 Foto Archivio Storico San Paolo.

«Vorrei avere mille vite, per dedicarle tutte al nobile apostolato dell’annuncio del Vangelo». Così nel 1947 suor Tecla Merlo, prima Superiora generale delle Figlie di San Paolo, scrive a suo fratello don Costanzo, aprendo il suo cuore alla lode di Dio per quanto, fin dal giugno del 1915, ha operato nella sua vita. Il 27 di quello stesso mese, infatti, si incontra con don Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione sociale, nella sacrestia della parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, ad Alba. Un colloquio che la conquista subito e la inserisce in un batter d’occhio nella grande avventura della fondazione delle Figlie di San Paolo (comunemente conosciute come “Paoline”). È la seconda realtà di vita consacrata – dopo la Società San Paolo, nata solo un anno prima – della “mirabile” Famiglia paolina, che quest’anno celebra in tutto il mondo il centenario di fondazione.

Con don Alberione, originario di San Lorenzo di Fossano e nel 2003 elevato alla gloria degli altari, Maria Teresa – così si chiama la giovane prima di prendere il nome di Tecla al momento della professione dei voti privati nel 1922 –, ormai ventunenne e con una sua sartoria ben avviata nella natale Castagnito, si trasferisce sulle sponde del Tanaro vivendo con un gruppetto di compagne. Dal 1918 le giovani si spostano a Susa per dedicarsi all’apostolato per cui sono state scelte: l’evangelizzazione con i mass media. Lì, infatti, viene loro affidata la pubblicazione de La Valsusa, il locale giornale diocesano.

È caro a chi ama i missionari del Vangelo ricordare in questo mese di febbraio la figura eminente di “Maestra Tecla”, come la chiameranno le sue suore, le cui virtù eroiche sono state riconosciute nel 1991 da Giovanni Paolo II (e per questo oggi nella Chiesa è venerabile). Ricorre proprio in questi giorni, infatti, il 120° anniversario della nascita (20 febbraio 1894) e il 50° dalla morte (5 febbraio 1964). Questa donna, di buona famiglia e con uno spiccato senso di iniziativa, è sempre accanto al fondatore con docilità, collaborando in modo sapiente per realizzare quel progetto divino di cui il futuro beato è iniziatore: evangelizzare le masse, che già allora si sono allontanate dalla Chiesa, con la “buona stampa”, terreno di apostolato a quei tempi ancora in gran parte inesplorato. Molti Paolini e Paoline ancor oggi ricordano Maestra Tecla per il suo calore materno, espresso in consigli e aiuti anche materiali, che mai fece mancare ai membri della sua famiglia religiosa durante i lunghi e tribolati anni di fondazione, che vanno dal 1914 fino alla sua morte.

«Era una persona stupenda, una mamma per tutte noi», conferma suor Mercedes Mastrostefano, 88 anni, che ha conosciuto Maestra Tecla il 23 settembre 1936 a Roma, appena tre giorni dopo essere entrata in convento. «Aveva delle intuizioni che altre non avevano. I suoi occhi neri parlavano da soli. Dal suo “sì” a don Alberione ha iniziato una storia meravigliosa». La suora – che oggi gestisce l’archivio storico delle Figlie di San Paolo a Roma e che per molti anni ha lavorato in tipografia, in libreria e, per un certo periodo, anche facendo volontariato al Ceis (Centro italiano di solidarietà) di don Picchi – ne conserva uno straordinario ricordo. «Quando visitava le suore in tutti i continenti si interessava di tutto: del vitto, della casa, della missione. Ognuna di noi si sentiva abbracciata dalla sua sollecitudine. E poi era così bello: quanto amava scherzare con noi!».

Tecla conosce bene le difficoltà e le fatiche della missione delle sue suore. «Desiderava da noi un cuore sempre giovane nonostante le fatiche delle ore di duro lavoro. Le iniziative erano sempre lungimiranti: “Fa del bene?”, si chiedeva. In quel caso nessun calcolo umano! Voleva povertà, ma per la missione non lesinava i soldi. Avrebbe voluto avere un milione di suore per arrivare a tutti, per salvare tutti». Sui rapporti con il fondatore, la religiosa precisa: «È stata sempre fedele a don Alberione. Non un’obbedienza cieca, ma intelligente. Così quando lui suggerì che le suore, per fare propaganda – cioè portare libri e riviste di casa in casa – non prendessero più i mezzi pubblici ma la macchina per essere più veloci, Maestra Tecla non ci pensò due volte e fece subito acquistare una macchina». C’è forse ancor oggi chi, magari un po’ avanti con gli anni, ricorda quelle suorine munite di borse che evangelizzavano paesi e città portando a tutti la buona notizia del Vangelo attraverso la “buona stampa”. Maestra Tecla è stata, di tutte, la mamma.

Testo di Stefano Stimamiglio

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