N. 7 - 2017 12 febbraio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Guardare negli occhi i sofferenti e i malati vedendoli come persone

Nel suo messaggio per la giornata mondiale del malato, Papa Francesco presenta santa Bernadette come modello di amore e dedizione…

Luciano Manicardi

Cercare Dio nell’uomo Gesù

Dopo la decisione di Enzo Bianchi di lasciare l’incarico, è stato eletto per succedere al fondatore. A Credere fratel Luciano…

Padre Giancarlo Politi

La malattia non toglie umanità

Missionario del Pime, giornalista, padre Giancarlo ha vissuto a lungo in Cina. Nella sua vita il morbo di Alzheimer è arrivato…

Stefania Pirrotta

Avevo paura, ho chiesto a Dio di starmi vicino

Quando scopre di avere il cancro, ha 44 anni e due bambini: «Nel dolore ho sentito il Signore più forte al mio fianco». Oggi…

Cardinale Carlo Maria Martini

L’uomo che non ti aspetti

Dalle ricerche della Fondazione intitolata all’ex arcivescovo di Milano emerge un ritratto inedito del cardinale: austero…

Verona Minor Hierusalem

Scrigni d’arte e fede aprono grazie ai volontari

Il progetto della diocesi di Verona intende far riscoprire a residenti e visitatori luoghi sacri straordinari ma tralasciati…

Ite, missa est di Emanuele Fant

La lezione di vita del sabato sera

Seguire i propri studenti a un concerto rap e scoprire che la letteratura italiana non è così lontana dal loro mondo

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Emanuele Fant

La lezione di vita del sabato sera

Seguire i propri studenti a un concerto rap e scoprire che la letteratura italiana non è così lontana dal loro mondo

Ite missa est

Guido io perché sono l’unico con la patente. Stasera alcuni studenti mi hanno invitato a un concerto, dicono che suonerà a Milano un rapper che fa vera letteratura, meglio di quell’Ariosto che li costringo a studiare.

Sbadigliando, parcheggio all’ora in cui sono solito andare a dormire. Entriamo nel centro sociale stracolmo. I miei accompagnatori riconoscono degli amici, io mi faccio da parte perché possano parlarsi senza un vecchio professore tra i piedi. Faccio fatica a orientarmi per il fumo, mi comporto da falena con la luce di un proiettore: mi piazzo davanti a un crudo film in bianco e nero senza audio. Mi diverto a osservare le persone: un ragazzino con la cresta sprofondato nella poltrona accanto a me, un trio di biondine con i pantaloni turchi che si rubano la parola, aspiranti contestatori che disquisiscono sui contenuti di un volantino. Nessuno guarda il cellulare, tutti sono comunque intenti a comunicare.

Ripenso ai manichini assonnati che cerco di rianimare sui banchi, il lunedì mattina. Sospetto che la letteratura sia destinata a scomparire anche per colpa delle mie lezioni: la confino nell’algida riserva delle pagine dei manuali, costringo le poesie ad accoppiarsi tra loro, impoverendone i geni. Non è vero che ai ragazzi non importano le rime; quello che non sappiamo è che se le vanno a cercare da soli, nel buio, dove noi non le possiamo parafrasare.

Finalmente mi è chiaro: vita e letteratura sono una sola materia, che nasce spontaneamente per parto gemellare, senza le chiose del Contini, né le schede di comprensione. Così hanno fatto gli autori: prima di calibrare le figure retoriche, hanno scavato tra i cumuli delle parole, per trovare qualcosa per cui valesse la pena esaltarsi o addirittura morire.

Bussano sulla mia spalla. Mi sono venuti a cercare: «Bella prof. Venga, scendiamo. Il concerto sta per iniziare». Non so come, ma questa serata troverà un posto nella mia programmazione. E guai a Carducci e a D’Annunzio, se la guarderanno male.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai