N. 8 2014 23 febbraio 2014
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Cristian Molinaro

Cosa fa un calciatore in ritiro? Prega!

In serie A non si contano le bravate in ritiro. Invece Molinaro, oggi al Parma, prega. A tu per tu con il difensore che,  pur avendo giocato con Buffon e altri big, non ha perso la testa.

 

rientrato in italia subito dal papa Molinaro, 30 anni, gioca nel Parma. A destra: in visita dal Papa con il club

 

Rientrato in italia subito dal papa Molinaro, 30 anni, gioca nel Parma. A destra: in visita dal Papa con il club. Foto diMarco Luzzani/Getty Images.

Giocare al calcio è uno dei lavori più belli e gratificanti che ci siano, anche per questo riesco a coniugare bene tutto». Cristian Molinaro, terzino prima della Juventus, poi dello Stoccarda e oggi del Parma, sembra riuscire a far convivere la vita familiare, quella di atleta e la sua fede, e anche essere famoso ma con i piedi per terra. Un’operazione non sempre facile, insegnano le cronache.

Classe 1983, ben piazzato, mai cattivo in campo e neppure fuori, appare lo stesso di quando, ragazzino, affrontava gli avversari sul verde campo della Civitella, nel suo Sud. Cresciuto nel cuore del Cilento, area rigogliosa della Campania, negli anni vissuti in Germania ha mantenuto stretti i contatti con la terra di origine. Ultimo di tre figli, dal papà Emilio, insegnante di educazione fisica e portiere, apprende da piccolo l’amore per lo sport. Inizia a giocare a Vallo della Lucania. Sono gli anni in cui partecipa ai gruppi di Azione cattolica a Pellare, nel suo comune, Moio della Civitella, come ricorda Guerino Molinaro, uno dei responsabili. È tra i più assidui anche quando verrà ingaggiato dalla Salernitana. Esordisce in maglia granata in serie B nel 2002. I rapporti li mantiene ugualmente, con il parroco don Angioletto Imbrìaco, e gli animatori.

Nel 2005 va al Siena. Il grande passo arriva con l’approdo alla Vecchia Signora. Viene notato dagli osservatori della Juventus e ingaggiato per i bianconeri. Esordisce in serie A contro il Palermo. I suoi compagni si chiamano Buffon, Chiellini e, più avanti sul campo, Alessandro Del Piero. «Giocare in un club come la Juve, accanto ad autentici fuoriclasse, ti lascia un ricordo indelebile», racconta. Nel 2010 parte per Stoccarda. Grazie alle prestazioni in campionato e Champions, viene eletto miglior terzino della Bundesliga, la massima serie tedesca.

La lontananza non lo distacca dalla Nazionale e viene convocato da Cesare Prandelli il 10 agosto 2010 nell’amichevole Italia-Costa d’Avorio. «In Germania sono stato bene: con grande sorpresa sono anche stato votato dai compagni come rappresentante della squadra, capitano. Penso per la mia voglia di fare gruppo», spiega. Le tante attività non lo hanno allontanato dalla vita del paese, dagli amici di sempre e dall’impegno sociale. È testimonial del volontariato sociale in favore dell’Africa, un progetto sostenuto da don Giuseppe Cipolletta, attivo sacerdote di Quarto. Pochi giorni fa, proprio in chiusura del calcio mercato, il ritorno in Italia con la maglia del Parma. «Era il momento giusto per rientrare, non ci ho pensato due volte a dire sì», è stato il suo commento.

Tornando a casa, ecco emergere i ricordi della giovinezza: «L’Ac nella mia adolescenza ha giocato un grande ruolo», ricorda. «Erano momenti belli, mi davano la possibilità di dedicare tempo all’educazione spirituale e coltivare le amicizie. Pur venendo da un paese dove ci conoscevamo tutti, sin da piccolo ero molto impegnato con lo sport, e una delle poche occasioni di aggregazione era l’Ac». Tra lezioni, riflessioni, canti e giochi, rimane il ricordo di estati felici, con i ritiri al mare di Ascea e Cannicchio di Pollica. L’esperienza lo ha aiutato a prepararsi a una vita fatta di conoscenze e città nuove. «Chiaramente c’era la scuola dove avevo già le mie amicizie, ma l’ambiente dell’Azione cattolica era quello adatto per vivere in gruppo».

Oggi le cose sono cambiate: si è sposato ed è diventato papà. «Le esigenze sono altre dalla nascita di Emilio, ma io e Roberta ci siamo perfettamente adattati, e ancora gioiamo per questo dono». Cristian ha mantenuto vivo il desiderio di dare il giusto spazio alle cose: «Vado al campo e lavoro. Poi mi dedico il più possibile alla famiglia, la parte fondamentale nella mia vita». Anche l’amicizia ha un posto importante. In vacanza i Molinaro vanno nei posti in cui Cristian ha giocato per salutare gli amici, senza trascurare quelli dell’infanzia e la famiglia. «Mantenere buoni rapporti è importante. Nel mio cammino di calciatore ho avuto modo di conoscere tantissime persone a cui sono legato da un affetto profondo. Non c’è molto tempo per vedersi, però le occasioni ce le creiamo».

Il calcio porta via abbastanza tempo. Quando può, cerca di fare qualche lettura.«La sera prego. I momenti in cui è più facile fermarmi e riflettere rimangono quelli del ritiro con la squadra». C’è un personaggio di riferimento che ti sta a cuore? «La figura di Pier Giorgio Frassati, che ho conosciuto in Ac, un bell’esempio di amore alla vita, alla natura, a Dio. Una vita interiore intensa, ricca, anche se terminata in giovane età». Poi confessa la grande simpatia per papa Francesco, «una sorpresa davvero inattesa per il mondo intero». Il giorno precedente alla partita ha la giusta tranquillità. Gli piace suonare la chitarra: «Mi appassionai perché in chiesa cantavamo accompagnati da una chitarra. Ora suono per il mio bambino e gli racconto di quando ero piccolo in Italia, in un paesino del Sud, e sognavo di fare il calciatore».

Testo di Nicola Nicoletti

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