N. 8 - 2018 25 febbraio 2018
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Le chiese di Borromini a Roma

Il grande abbraccio del bello

Da San Carlino alle Quattro Fontane a Sant’Agnese in Agone, la capitale è profondamente segnata dalle opere del geniale artista barocco che piega le superfici e travalica gli spazi

La chiesa di Sant’Agnese in Agone

Praticamente tutte le guide turistiche, giunte in piazza Navona, raccontano un aneddoto sulla rivalità tra Lorenzo Bernini e Francesco Borromini. Al centro della piazza, infatti, si contrappongono due opere dei massimi artisti barocchi: da una parte la chiesa di Sant’Agnese, di Borromini, e dall’altra la Fontana dei Quattro Fiumi, di Bernini. La curiosa posa con cui quest’ultimo ha fatto scolpire la statua che rappresenta il fiume Rio della Plata (con una mano alzata in avanti, come per proteggersi) secondo la leggenda sarebbe un’allusione al rischio di crollo della prospiciente chiesa. In realtà la storiella non ha nessun fondamento storico, perché la fontana fu realizzata qualche anno prima della chiesa. È invece vera la gara creativa tra i due artisti, una rivalità fatta di reciproca stima alla Coppi e Bartali, grazie alla quale oggi Roma è disseminata di capolavori straordinari.

PIETRE A SERVIZIO DELLA FEDE
Ma va sfatato anche il mito che descrive lo stile barocco come pesante, trionfalista e, tutto sommato, di cattivo gusto. «Il barocco è l’immagine stessa di Roma, il bello che ci invidia il mondo intero», spiega don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la cultura e l’università della diocesi di Roma. «Il barocco sono Bernini e Borromini, ma anche Pietro da Cortona, Maderno e molti altri... Artisti che ci lasciano dei luoghi dove ancora oggi si vive la fede, pensati per l’uomo. Basti pensare al colonnato di Bernini in piazza San Pietro: sono le quinte entro le quali ancora oggi migliaia di fedeli ricevono ogni domenica la benedizione del Papa. O il ciborio con le colonne tortili dello stesso artista, nella basilica di San Pietro: un monumento alla solennità dell’Eucaristia, non al potere dei Papi». Bernini, come appena detto, è artista stranoto grazie alle sue “opere icona”, Borromini invece è meno popolare e per questo vale la pena proporre un percorso nel centro di Roma alla scoperta delle sue opere.

Nato nel Canton Ticino nel 1599 e formatosi a Milano facendo esperienza come scalpellino nel cantiere del Duomo, Francesco Castelli, detto Borromini, giunse a Roma come collaboratore di Carlo Maderno, l’autore della facciata della basilica di San Pietro, e all’inizio lavorò anche nella bottega del più anziano Bernini. Era dotato di grande abilità artistica ma anche di perizia nelle tecniche di costruzione muraria grazie alla lunga gavetta nei cantieri, e così ottenne a 35 anni la prima commissione importante: la chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane.

SAN CARLINO
Qui, a due passi dal Quirinale, può iniziare il nostro itinerario. Il progetto non era facile da realizzare: in un’area molto ridotta dovevano sorgere un piccolo convento e la chiesa. L’architetto mise in atto una serie di artifici che “sfondano” lo spazio: la pianta di forma ovale e grandi nicchie alle pareti creano un continuo trapasso tra superfici concave e convesse. Il tutto sormontato da una geniale cupola di forma ellittica che con le sue geometrie illusionistiche sembra proseguire all’infinito verso il cielo. Anche all’esterno, sulla facciata che si trova sul quadrivio delle Quattro Fontane, l’architetto dilata lo spazio con un’imprevedibile alternanza di pieni e vuoti.

SANT’IVO ALLA SAPIENZA
Con la stessa creatività Borromini affronta il progetto per la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, la cappella per la sede storica dell’antica università romana fondata dai Papi. «In un cortile già esistente, l’architetto disegna una facciata concava che invita il fedele ad avvicinarsi e a entrare, mentre la chiesa sale all’opposto in forma convessa», spiega don Lonardo. Il tutto coronato da una cupola che termina con un’alta lanterna dal disegno raffinato, a forma di corona fiammeggiante. Quest’ultima «rappresenta la “sapienza” che discende da Dio e nello stesso tempo sale verso di lui». All’interno, una ricca simbologia emerge dalla geometria del disegno, come nella cupola dove tre semicerchi rappresentano la Trinità. Qui, a differenza di San Carlino, non sono le linee ondulate ma l’incrocio di angoli e linee rette a creare il disegno, basato su una pianta stellare.

LA CAPPELLA DEI MAGI
Una nuova sfida Borromini l’affronta nella Cappella dei Magi, a due passi da piazza di Spagna, all’interno del palazzo di Propaganda Fide, l’organizzazione della Chiesa che si occupa di missioni, a quell’epoca in pieno boom dopo le grandi scoperte geografiche. Qui, intervenendo in un progetto già avviato da Bernini, l’architetto ticinese non cerca lo slancio verso l’infinito, ma realizza una copertura a volta ribassata dai ricercati e complessi disegni geometrici.

IL RESTAURO DEL LATERANO
Borromini giunge però all’apice del successo quando papa Innocenzo X, in vista del Giubileo del 1650, gli affida il rifacimento della cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano. L’architetto deve conservare l’abside medievale e il soffitto a cassettoni di legno, ma deve ripensare completamente le navate e metterle in sicurezza del punto di vista statico. Ancora una volta tante limitazioni che non fanno che stimolare la sua geniale creatività. Ingloba a due e due le colonne della basilica paleocristiana in grandi pilastri e divide così la navata centrale dalle due laterali. «Anche in quest’opera è molto importante la simbologia», chiarisce don Lonardo: «La navata rappresenta la Gerusalemme celeste con le sue dodici porte aperte e in cui il fedele si trova realmente “avvolto”».

SANT’AGNESE IN AGONE
Ritorniamo così in piazza Navona, dove ci aspetta la chiesa di Sant’Agnese in Agone, anche questo un progetto complesso a causa del poco spazio a disposizione e della forma allungata della piazza. La facciata ha un andamento curvo che sembra volersi allontanare dalla fontana, quasi fosse la risposta alla provocazione del braccio alzato nella statua del Rio della Plata. In realtà di tratta di un espediente per andare ancora una volta oltre il limite geometrico degli spazi.

«Tutta l’opera di Borromini ci lascia dei luoghi belli dove celebriamo l’Eucaristia e ci troviamo tra fratelli», conclude don Lonardo. «Luoghi che ci dicono che ciascuno di noi nella Chiesa è accolto come in un abbraccio e che tutti siamo al centro dell’attenzione di Dio».

ORGANIZZARE LA VISITA
L’itinerario proposto si svolge tutto nel centro di Roma. La chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane, in via del Quirinale 23, è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Il sabato dalle 10 alle 13 e la domenica dalle 12 alle 13. La chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, corso del Rinascimento 40, si visita solo la domenica alle 9 alle 12. La cappella dei Re Magi, in via di Propaganda 1, si visita all’interno del percorso del Museo missionario di Propaganda Fide, tel. 06/98.80.266. San Giovanni in Laterano è aperta tutti i giorni dalle 7 alle 18.30. Sant’Agnese in Agone, in piazza di Spagna, si visita nei feriali dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 (sabato e domenica fino alle 20).

LA TOMBA DELL’ARTISTA
Francesco Borromini, come da sue ultime volontà, è sepolto nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, in via Acciaioli 2, accanto alla tomba del suo maestro, l’architetto Carlo Maderno. Apertura: ore 7.25-12 e 17-19.

Testo di Paolo Rappellino

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