N. 8 - 2019 24 febbraio 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Per l’Abbé Pierre sono i poveri a restare in cattedra

«Sono i poveri che mi hanno mostrato che è insopportabile essere felici senza gli altri ed è insopportabile che gli altri…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Per l’Abbé Pierre sono i poveri a restare in cattedra

«Sono i poveri che mi hanno mostrato che è insopportabile essere felici senza gli altri ed è insopportabile che gli altri soffrano se si ha qualche mezzo e non lo si mette al loro servizio»

 Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Ricordo la volta che salii ad Alfortville, un’anonima cittadina alla periferia di Parigi, per incontrare l’Abbé Pierre. Avrebbe compiuto di lì a poco i novantun anni. Nella piccola camera da letto, invasa da libri e da fotografie di vecchi “compagnons”, per due ore mi parlò dei due grandi amori della sua vita: i poveri e Cristo.

Per la mia generazione, l’Abbé Pierre è stata la coscienza credente vigile di fronte all’ingiustizia del mondo, il fondatore di Emmaus e delle “raccolte carta stracci ferro”, che tanto hanno segnato la coscienza e l’impegno dei giovani di mezz’Europa. Durante la nostra conversazione, gli chiesi quale fosse stato il  regalo più bello ricevuto dai poveri. Mi rispose che non bisogna correre il rischio di idealizzarli. Anche loro sono esseri umani, con i difetti che l’umanità porta con sé. «Posso solo raccontare», mi disse, «che all’interno di Emmaus abbiamo incontrato poveri che sono stati capaci di mobilitare energia e passione per persone ancora più povere... Sono loro che mi hanno mostrato che è insopportabile essere felici senza gli altri ed è insopportabile che gli altri soffrano se si ha qualche mezzo e non lo si mette al loro servizio».

Prima di lasciarci, gli domandai se aveva paura della morte. Mi rispose subito, con decisione: «No, affatto! Mi sono trovato più volte vicino. Ho ben presente il momento in cui, durante il naufragio sul Rio de la Plata, ebbi la chiara sensazione della fine. Mi abbandonai con una serenità straordinaria, l’anima ripiena di una sola certezza: quando abbiamo messo la nostra mano in quella dei poveri, sicuramente troviamo la mano di Dio nell’altra. Sono sicuro che ogni persona è amata, sostenuta, accompagnata per mano da Dio che è Amore... Dopo il naufragio, un giornalista mi chiese: “Quando è stato vicino alla morte, qual è stata la sua reazione?”. Senza aver preparato niente risposi: “È l’incontro da lungo tempo rimandato con un amico”. E la morte è così. Senza dubbio, il Signore sgriderà ciascuno. Ma essere sgridato da un amico non è come essere ripreso da un vigile».

   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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