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Clemente e Alda, nel baratro e nel cielo
Tra i poeti del novecento, due non potrebbero essere più contrapposti di Clemente Rebora e Alda Merini. Ma solo in apparenza,…
Ite, missa est di Emanuele Fant
Clemente e Alda, nel baratro e nel cielo
Tra i poeti del novecento, due non potrebbero essere più contrapposti di Clemente Rebora e Alda Merini. Ma solo in apparenza, perché la sete di assoluto era la stessa per entrambi
Non so perché mi sono venuti insieme a trovare. Quando ho dovuto preparare una lezione sui poeti contemporanei, ho scelto Clemente Rebora e Alda Merini.
A prima vista, due persone lontane: uno prete, l’altra convinta che «il peccato non si può mai rifiutare». Uno esploratore, amante delle scalate in solitaria sulle Alpi; l’altra ancorata al suo letto matrimoniale, mamma di figlie e di poesie affidate al caso, regalate alla vita e agli avventori.
Uno che praticava l’astinenza come allenamento spirituale; l’altra consumata dall’amore, ostinatamente sensuale anche da vecchia, quando si fece fotografare in posa languida. Uno cesellava meccanismi di parole inusuali; l’altra sceglieva termini quotidiani, quasi come calzettoni dai cassetti, li sistemava in una fulminante prosa che va a capo. Eppure questi spiriti apparentemente lontani sono gemelli: entrambi hanno conosciuto le grate degli ospedali psichiatrici. Il primo per colpa di una sensibilità estrema portata all’eccesso dal trauma della Prima guerra mondiale; la seconda, probabilmente, per una grave depressione post partum. Tutti e due hanno tirato a campare: il primo lavorando in modo non continuativo come professore; la seconda arrivando ad accettare i pasti pronti dal Comune.
Nutrivano una identica attrazione per le persone sofferenti: lei ha ospitato in casa, per anni, un barbone di nome Titano; lui occupava tutto il tempo libero tra i poveri e i malati mentali. Tutti e due, negli anni finali, hanno deciso di scrivere soltanto per il Signore, rallentando l’attitudine a sperimentare, attenuando il chiaroscuro nello stile piano della preghiera.
Clemente e Alda sono morti in due anni lontani (1957 e 2009), scegliendo lo stesso giorno del calendario: il primo novembre, il giorno dei santi. La festa di chi non si è accontentato delle solite parole, le ha provocate fino a farle scoppiare, mettendo fine a quella fame di cielo che spesso costringe a consumare tanti fogli.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi