N. 9 - 2017 26 febbraio 2017
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San Pietro in Ciel d’Oro

Agostino, il cercatore di verità

Nell’antica basilica di Pavia riposano le spoglie del grande Dottore della Chiesa che raccontò la sua conversione nelle Confessioni

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San Pietro in Ciel d’Oro

Agostino, il cercatore di verità

Nell’antica basilica di Pavia riposano le spoglie del grande Dottore della Chiesa che raccontò la sua conversione nelle Confessioni

San Pietro in Ciel d’Oro

La quiete della millenaria basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia è continuamente interrotta da un lento, ma mai sopito pellegrinaggio. Donne e uomini provenienti da ogni parte del mondo salgono con rispetto e devozione gli scalini alla base del presbiterio per raggiungere un’arca marmorea, sostare in preghiera e scrivere qualcosa su un libro posto accanto al monumento.

La ragione di tutto questo è una sola: la presenza del corpo di sant’Agostino. Il grande Dottore della Chiesa, l’autore di un’opera intramontabile come le Confessioni, la sua autobiografia, a buon diritto considerata una pietra miliare della spiritualità cristiana, è sepolto a Pavia da oltre 1.200 anni per merito di re Liutprando, che qui fece trasportare dalla Sardegna il suo corpo: lo stesso libro nel quale scrive ogni fedele che qui conclude il suo pellegrinaggio ospita tutte le lingue del mondo.

SANTO “CONTEMPORANEO”
Percorrendo la biografia di Agostino comprendiamo perché quest’uomo è ancora oggi letto, meditato, commentato: egli fu «cercatore di verità». Agostino aveva un unico grande desiderio, essere felice. Desiderava una felicità vera, non effimera né soggetta alla corruzione del tempo, e non si arrese fino a quando non la trovò in Dio. È la storia di ogni donna e di ogni uomo che solleva la testa dalla quotidianità perché l’“oggi” non basta più e desidera qualcosa di eterno e di vero, o, più genericamente, desidera conoscere e capire, in primo luogo il senso della vita.

Agostino ancora oggi piace perché la sua vita rappresenta la via possibile alla felicità. E felice lo fu davvero perché comprese che nella vita conta l’amore: questo amore duraturo, pieno, appagante lo aveva trovato in Dio che ovunque aveva cercato prima di incontrarlo nella Chiesa e in se stesso.

Prima della conversione era stato uomo del suo tempo: padre di un figlio senza essere sposato, era stato attirato allo studio della filosofia dalla lettura dell’Hortensius di Cicerone, aveva sdegnato la Bibbia e la Chiesa cattolica perché ritenuta troppo rozza, aveva aderito alla setta dei manichei che aveva poi abbandonato, ma di cui si era servito per arrivare retore a Milano, allora capitale dell’impero. Infine incontra Ambrogio, vescovo di Milano, grazie al quale impara a leggere la Bibbia in maniera non letterale e a scoprire il senso recondito delle Scritture: le molte lacrime che la madre Monica aveva versato per il figlio lontano dalla fede stanno per avere soddisfazione… Ma occorre la grazia dell’intervento divino, al termine di un periodo travagliato in cui Agostino intuiva ma era ancora debole.

LA CONVERSIONE
Scrive Agostino: «Così parlavo e piangevo nell’amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: “Prendi e leggi, prendi e leggi”… L’unica interpretazione possibile era per me che si trattasse di un comando divino ad aprire il libro e a leggere il primo verso che vi avrei trovato… Così tornai concitato al luogo dove avevo lasciato il libro dell’apostolo all’atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze”. Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono».

NELL’ANTICA BASILICA
San Pietro in Ciel d’Oro è menzionata per la prima volta agli inizi del VII secolo, ma la basilica attuale è stata consacrata da papa Innocenzo II nel 1132. La denominazione «in Ciel d’Oro» probabilmente ricorda il fatto che l’antica chiesa aveva il soffitto decorato in tutto o in parte con l’oro. La basilica è a tre navate: al centro del presbiterio domina l’arca marmorea, un’ illustrazione enciclopedica della fede e delle virtù con alcuni episodi della vita di sant’Agostino. Nel 1327, per volere di papa Giovanni XXII, ai Canonici regolari lateranensi si aggiunsero in basilica anche i Canonici eremitani agostiniani.

I due ordini religiosi vennero cacciati nel 1785 e le reliquie di sant’Agostino furono affidate alla città di Pavia. Nel 1803 il convento dei Lateranensi divenne scuola di artiglieria e la chiesa venne destinata a deposito. La navata destra crollò in quegli anni.

L’edificio, dichiarato monumento nazionale dal Ministero della pubblica istruzione, venne recuperato dal vescovo Agostino Riboldi, che il 7 ottobre 1900 riportò le reliquie di sant’Agostino in San Pietro in Ciel d’Oro.

QUATTRO CHIAVI CUSTODI DEL CORPO
Il corpo di sant’Agostino è esposto all’omaggio dei fedeli nell’anniversario del suo Battesimo, il 24 aprile, e della sua morte, il 28 agosto. Per aprire la grata che lo protegge, sono necessarie quattro chiavi custodite dal vescovo, dal sindaco, dal capitolo della cattedrale di Pavia e dal priore agostiniano. L’utilizzo delle chiavi testimonia l’essere sant’Agostino concittadino di tutti i pavesi. La Settimana agostiniana pavese, sorta per ispirazione di papa Paolo VI per ricordare l’anniversario del Battesimo di Agostino (24 aprile 387), si aprirà il 19 aprile con la Messa delle 18.30, al termine della quale verrà esposto il corpo di sant’Agostino, e si concluderà il 24 aprile. Nel mese di maggio, il 3 alle ore 21, è in programma un incontro con il filosofo Massimo Cacciari in basilica.

UN COMITATO NELLA CITTÀ DI AGOSTINO
Festeggia i 10 anni di vita il Comitato Pavia città di sant’Agostino, nato per valorizzare il legame fra la città e sant’Agostino e sorto anche alla luce della visita di Benedetto XVI, avvenuta il 21 e 22 aprile 2007. I soci fondatori sono il Comune, la diocesi di Pavia e la Provincia agostiniana d’Italia e vi partecipano importanti istituzioni fra cui l’Università di Pavia, l’Università cattolica di Milano, l’Istituto patristico Augustinianum di Roma, la Provincia di Pavia, la Chiesa valdese di Pavia, l’Istituto per la storia dell’arte lombarda, la Società per la conservazione dei monumenti dell’arte cristiana in Pavia, il Collegio Santa Caterina di Pavia, la Biblioteca angelica di Roma, la Società cooperativa progetti. Attuale presidente del Comitato è il biblista don Gianluigi Corti che sottolinea: «Agostino è un ponte fra comunità cristiane e anche fra differenti culture. Il Comitato percorre una strada innovativa nello studiare con rigore sant’Agostino tenendo presenti tutte le voci culturali». Il Comitato ha un sito: https://santagostinopavia.wordpress.com e da pochi mesi si è dotato anche di un logo ispirato alla formella marmorea dell’arca che raffigura l’entrata della salma del santo nella città di Pavia.

ORGANIZZARE LA VISITA
La basilica di San Pietro in Ciel d’Oro si trova nella omonima piazza a Pavia, a poco più di 30 km da Milano, cui è collegata dall’autostrada A7 e dalla ferrovia (www.trenitalia.it).

ORARI E CELEBRAZIONI
La basilica è aperta dalle 7.15 alle 12 e dalle 15 alle 19. Al mattino viene celebrata la Messa alle 9 e nei giorni di festa anche alle 11, mentre al pomeriggio la Messa è celebrata alle 18.30, preceduta dal Rosario. Per informazioni contattare i frati Agostiniani: tel. 0382/30.30.36, https://santagostinopavia.wordpress.com.

LE FESTE DEL SANTO Quattro date sottolineano il particolare legame fra Pavia e sant’Agostino: il 28 febbraio, memoria tradizionale dell’arrivo del corpo; il 24 aprile, memoria del Battesimo di Agostino, avvenuto a Milano nel 387; il 28 agosto, morte del santo nel 430 ad Ippona (oggi Annaba, Algeria); il 13 novembre, la sua nascita nel 354 a Tagaste, (oggi Souk Ahras, Algeria).

Testo di Antonello Sacchi

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