N. 9 - 2019 3 marzo 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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Questo è un numero al femminile, in occasione dell’8 marzo. Ma la Chiesa stessa è donna, ha detto Papa Francesco, è sposa…

Silvia Salemi

La mia vita, un canto alla provvidenza

«Siamo noi a fare la differenza: chi emerge è chi decide di guardare al positivo», dice la cantautrice che in questi giorni…

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Il catechismo delle mie figlie ha risvegliato la mia fede

Parla a cuore aperto la presidente di Fondazione Mediolanum: «Gesù con me ha avuto pazienza, mi ha aspettata per quarant’anni.…

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La donna che di mestiere varca i confini

Per la responsabile dell’editrice Terre di Mezzo la vita è come l’esodo: «Attraversando le “terre di nessuno” ci si scopre…

Santa Sabina sull’Aventino

La basilica del Mercoledì delle ceneri

L’antichissima chiesa paleocristiana, dove visse anche san Domenico, è la prima tappa delle 44 tradizionali Stazioni quaresimali…

Ite, missa est di Chiara Amirante

Vedere il mistero di bellezza oltre ciò che appare

Una persona solare sa sorprendersi, sa cogliere il mistero di bellezza nascosto in ogni persona

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Ite, missa est di Chiara Amirante

Vedere il mistero di bellezza oltre ciò che appare

Una persona solare sa sorprendersi, sa cogliere il mistero di bellezza nascosto in ogni persona

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Nel mondo contemporaneo spesso incontriamo alcune persone critiche, sempre lì col dito puntato, a giudicare tutto e tutti,  passando il tempo a dire come gli altri dovrebbero essere o come fare le cose.

Il Vangelo di questa domenica (Luca 6,39-42) ci porta a mettere a fuoco l’atteggiamento di chi continua a giudicare gli altri e ci rivela come questo atteggiamento porti a una cecità vera e propria del cuore.

Quando cammino secondo la carne, l’abitudine nel relazionarmi con gli altri, con me stesso e spesso perfino con Dio è quasi sempre quella del critico: sono capace di arrabbiarmi anche con Dio  perché non ha fatto ciò che io ritenevo fosse bene per me.

Qualunque sia il ruolo, la missione, la vocazione che ho, la potrò vivere in pienezza solo se imparo a essere un contemplativo. Solo se mi lascio guidare da Dio, allora posso guidare gli altri. Sarò un prodigio del Signore se sono un contemplativo. Più vivo in preghiera, più ho luce per scoprire che tutto è dono, tutto è grazia, tutto è meraviglia e allora la preghiera di lode non è più un esercizio, ma è un canto continuo dell’anima.

Il contemplativo si sorprende, si meraviglia, vede certamente il negativo là dov’è, ma sa scorgere  sempre quel misterioso  filo d’oro che il Signore intesse anche nella situazione più drammatica per farne qualcosa di bello.

Chi conosce un vero contemplativo resta colpito dalla sua luce: arriva lui e ti sembra che entri il sole. È come un bambino, dice: «Grazie!» anche centocinquanta volte al giorno; ti guarda sorpreso, incantato, sembra che stia vedendo la cosa più bella del mondo. Vede un fiore e si illumina, perché vede il mistero di bellezza che c’è oltre ciò che appare; anche in un fratello sfigurato, sfregiato, piagato vede il suo Cristo e lo contempla.

Rendi grazie al Signore e agli altri, entra nello stupore, non stare sempre a guardare ciò che non va, ma guarda tutte le cose belle che il Signore opera e che spesso noi stolti, ciechi, non vogliamo guardare.
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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