Credere n.1 - 05/01/2014
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La strage degli innocenti continua ancora oggi
L’aborto procurato rinnova la crudeltà di Erode. Non è questione di fede, ma di rispettare la coscienza che ci dice di…
In dialogo con don Antonio
La strage degli innocenti continua ancora oggi
L’aborto procurato rinnova la crudeltà di Erode. Non è questione di fede, ma di rispettare la coscienza che ci dice di «non uccidere»
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Rev. don Antonio, la lettera di Anna Paola, sul n. 34, mi ha fatto arrabbiare. Lei dichiara di non sentirsi rappresentata da uno Stato che finanzia gli aborti. Forse non sa che la legge consente l’obiezione di coscienza da parte dei medici, per cui abortire in condizioni sanitarie adeguate è assai improbabile e costringe la richiedente a un lungo viaggio per gli ospedali pubblici. Dimentichiamo che una cosa è lo Stato e un’altra la personale fede religiosa. Quando sento chi si indigna per l’aborto legalizzato mi indigno io (ho perso la fede per questo): nei primi anni Novanta, all’epoca della guerra jugoslava, ho visto troppe suore struprate che avevano il divieto di abortire dal loro vescovo. Sa quante sono impazzite? Senza contare l’immensa sofferenza di rivivere ogni secondo della vita il terrore dello stupro guardando negli occhi il figlio di una violenza così atroce. Tornando alla legge sull’aborto: ogni medico nelle sue funzioni di cittadino deve rispettare in assoluto le leggi dello Stato. L’esistenza di una legge non ci obbliga a praticarla per motivo di coscienza, ma ognuno ha l’obbligo di rispettare la coscienza altrui.
Rossana F., Borgo Val di Taro (Pr)
Cara Rossana, mi dispiace che tu abbia perso la fede perché la Chiesa è contro l’aborto legalizzato. Prego per te e mi auguro che tu possa ritrovare almeno la serenità . In tutta franchezza penso che la questione dell’aborto non abbia di per sé a che fare con la fede. Basta riconoscere dentro di sé quella legge inscritta nel cuore di tutti che dice: «Non uccidere». Perché di questo si tratta, nel caso dell’aborto procurato: della soppressione di una vita, per di più innocente e indifesa.
Proprio in questi giorni abbiamo celebrato la festa dei santi Innocenti, cioè quei bambini fatti uccidere da Erode per riuscire a eliminare Gesù. Una storia che fa inorridire. Anche oggi abbiamo la stessa reazione quando viene ucciso un bambino, magari a causa della guerra (come è capitato di recente in Siria), oppure quando viene gettato in un cassonetto. Tutta l’opinione pubblica si indigna di fronte all’infanticidio e i mezzi di informazione se ne fanno portavoce. Perché l’uccisione di un bambino ancora più piccolo, che si credeva protetto nel grembo della madre, non dovrebbe indignarci allo stesso modo? Anzi, ancora di più?
Certo, ci sono situazioni estreme, come quelle che citi nella lettera. Ma le donne stuprate nella guerra in Bosnia, tra cui forse alcune suore, sono impazzite a causa del divieto di abortire oppure per l’orrore della violenza subita? E in quel caso, perché aggiungere violenza a violenza, sopprimendo il figlio dello stupratore come se fosse lui il responsabile? Sarebbe stato giusto far pagare a un innocente la colpa del padre? Va ricordato, tra l’altro, che esiste la possibilità dell’adozione, per le mamme che decidano di non occuparsi del figlio o non siano nelle condizioni di farlo.
Riguardo all’obiezione di coscienza di molti medici, non si è di fronte a una legge su cui non si è d’accordo, ma all’uccisione di un essere umano: nessuno può essere costretto a farlo, nemmeno dallo Stato. E il rispetto della coscienza altrui? Prima viene quello per la vita altrui, la vita di un innocente. Piuttosto, come prevede la stessa legge, bisognerebbe rinforzare i consultori familiari, spiegando come ci siano molte altre opzioni rispetto all’aborto. Che è sempre un trauma per la donna. Di cui sono responsabili anche tutti coloro che o se ne lavano le mani, o addirittura consigliano di interrompere la gravidanza. Dal punto di vista morale sono ugualmente colpevoli.
Noi tutti, cristiani e no, siamo chiamati a difendere la vita. Solo questo ci dona pace e apre le porte a un futuro migliore. Ma c’è una parola di speranza per tutti, anche per chi ha fatto ricorso all’aborto. Così scriveva Giovanni Paolo II alle donne che hanno preso questa drammatica decisione: «Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà , quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità . Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino. [...] Potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita».
Risponde Don Antonio Rizzolo
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