Credere n. 12 - 22/03/2015
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La salita morde? E allora io prego
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Giovanni Paolo II ha vegliato su di me, ora veglio su di lui
«Dopo l’anoressia», racconta l’attrice, «ho fatto un’operazione ma ho avuto un’emorragia. In ospedale mi hanno portato un’immagine…
Sfogliando mille anni di storia
Marco Maiorino, officiale dell’istituzione che custodisce i documenti di tanti secoli di vita della Chiesa, ci apre le porte…
Apriamo le finestre
Un secolo prima dell’«aprite le porte a Cristo» di Giovanni Paolo II, una donna dalla tempra altrettanto forte, Florence…
Archivio Segreto Vaticano
Sfogliando mille anni di storia
Marco Maiorino, officiale dell’istituzione che costudisce i documenti di tanti secoli di vita della Chiesa, ci apre le porte e ci mostra tesori e segreti. Dal processo a Galileo alla lettera di un capo indiano.
Un patrimonio documentario unico al mondo, formato da oltre 650 fondi archivistici e in continuo accrescimento. Al suo interno, la storia rivive. Ecco il privilegium dell’imperatore Ottone, le deposizioni dei cavalieri Templari, i processi contro Galileo Galilei e Giordano Bruno, l’editto di Worms e la scomunica di Lutero. Vi sono anche pezzi curiosi, come la lettera che un capo-indiano canadese invia a un Papa scrivendola su una corteccia o quella dell’imperatrice cinese Wang su un drappo di seta lungo un metro. «Oltre mille anni di storia in 85 chilometri di scaffali: questo è oggi l’Archivio segreto vaticano», scrive Marco Maiorino, che vi lavora da 15 anni, nel libro acquistabile questa settimana con Credere e Famiglia Cristiana (vedi box a pagina 51). Una storia avventurosa di documenti unici, nascosti o trafugati, ricercati dagli studiosi per decenni, ritrovati casualmente. Una storia di custodi che per secoli hanno vegliato su questo patrimonio impedendo che fosse depredato o danneggiato da guerre e rivoluzioni. Fino a quando papa Leone XIII non decise di permettere agli studiosi di avervi accesso. Poiché, come scriveva Georg Heinrich Pertz nel 1823, «la miglior difesa dei Papi è la rivelazione del loro essere». Ne parliamo con Maiorino, autore del volume e officiale presso l’Archivio segreto vaticano.
Perché questo Archivio è unico al mondo?
«Per la sua universalità. Nel corso dei secoli i Papi hanno intessuto relazioni con tutto il mondo: attraversando gli immensi depositi dell’Archivio segreto vaticano, si ha l’impressione di compiere un viaggio ideale nel tempo e nello spazio, dal Medioevo all’età contemporanea, dall’Europa all’Oceania».
C’è poi quell’aggettivo che evoca mistero... come mai un Archivio “segreto”?
«L’Archivum secretum vaticanum, fondato nel 1612 da Paolo V, nasceva come un complesso archivistico “separato” – questo il significato di secretum, in latino – dai molti altri archivi già esistenti. Era in pratica un archivio riservato alla consultazione diretta del Papa o dei suoi più stretti collaboratori».
Oggi è un archivio consultabile come altri al mondo, ma con sezioni a cui neppure gli studiosi possono accedere.
«In qualsiasi archivio del mondo esistono limiti alla consultabilità dei documenti. La particolarità dell’Archivio segreto vaticano risiede nel fatto che l’accessibilità delle carte è stabilita dal Papa regnante. Attualmente, il limite è posto alla fine del pontificato di Pio XI (1922-1939)».
Come si sente a poter “sfogliare” i documenti che hanno fatto la storia?
«È affascinante... I documenti hanno sempre una storia da raccontare. A volte i più interessanti sono quelli meno vistosi: i verbali delle deposizioni testimoniali nei processi, i memoriali, i dispacci degli ambasciatori, persino le bozze dei documenti ufficiali, con le frequenti cancellature e aggiunte successive».
Difficile quindi dire quale sia il più prezioso...
«In 15 anni di lavoro nell’Archivio segreto vaticano ho imparato a cogliere la preziosità di quasi tutti i documenti. L’importanza del fascicolo con il sommario del processo contro Giordano Bruno, ad esempio, dipende dal fatto che costituisce l’unica fonte per ricostruirne le vicende giudiziarie. Il sigillo del gran khan Güyük su una lettera indirizzata a papa Innocenzo IV nel 1246 – di per sé di portata storica limitata – ha un valore inestimabile. Costituisce infatti una delle più antiche testimonianze della lingua parlata nell’Impero fondato da Gengis khan».
E il documento più curioso?
«Anche qui, dipende dal punto di vista. Il messaggio per papa Leone XIII, scritto su due pezzi di corteccia di betulla è senza dubbio fra i documenti più curiosi per il supporto sul quale è stato scritto. Ma a volte è il contenuto del documento stesso a rivelarsi curioso. Penso alla lettera dello zar Alessio I Romanov a Clemente X, nella quale il sovrano si scusa se, nel rivolgersi al Papa, abbia per caso tralasciato qualcuno dei titoli onorifici a lui riservati...».
C’è perfino un “Archivio della Carità” che pochi conoscono...
«Era l’archivio dell’Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra, istituzione voluta da Pio XII e posta sotto la sorveglianza di monsignor Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. Conserva documenti pieni di un’umanità spesso oppressa dal dolore della perdita accertata degli affetti più cari o, peggio ancora, dall’angoscia della sorte incerta di padri e mariti, di figli e fratelli...».
Non pensa che, nell’era del digitale, abbiamo poca familiarità con l’idea del “conservare”?
«Non è raro che “conservare” venga percepito come “nascondere”. In realtà, lo scopo della conservazione è proprio l’opposto: garantire ai posteri l’accesso alla memoria del passato. La consapevolezza del valore inestimabile del patrimonio documentario papale ha ispirato le azioni quasi eroiche di alcuni antichi custodi dell’Archivio segreto vaticano, i quali evitarono la rovinosa dispersione di queste carte e pergamene. Dedicarsi alla tutela e alla conservazione della memoria documentata è ancora oggi il dovere di ogni archivista».
L’Archivio, dunque: tesoro per pochi o per tutti?
«Non c’è dubbio che l’archivio costituisca un bene collettivo. E ciò vale tanto più per l’Archivio segreto vaticano. Tuttavia, senza una guida sicura ci si può facilmente perdere in questo vasto mare di documenti. L’unione di due professionalità diverse ma complementari, quella dell’archivista e quella dello storico, può contribuire a rendere davvero accessibile a tutti questo tesoro dell’umanità».
Testo di Paolo Pegoraro