Credere n. 12 - 22/03/2015
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Sfogliando mille anni di storia
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Apriamo le finestre
Un secolo prima dell’«aprite le porte a Cristo» di Giovanni Paolo II, una donna dalla tempra altrettanto forte, Florence…
Ite, missa est | Enzo Romeo
Apriamo le finestre
Illustrazione di Emanuele Fucecchi
Un secolo prima dell’«aprite le porte a Cristo» di Giovanni Paolo II, una donna dalla tempra altrettanto forte, Florence Nightingale, invitò a spalancare le finestre. Precisamente quelle degli ospedali militari, dove se non si moriva per la ferita ricevuta dal nemico, si crepava per le infezioni. «Non abbiate mai paura di aprire le finestre», raccomandò. «Bisogna mantenere l’aria che respirano i pazienti pura, come quella esterna».
Florence era legata nel nome a Firenze, dov’era nata nel 1820. I genitori, inglesi benestanti, stavano compiendo il grand tour dell’Italia. Di fede anglicana, Flo si abbeverò a tante fonti, dai mistici medievali ai teologi luterani, da Francesco d’Assisi a Ignazio di Loyola.
A 16 anni si sentì «chiamata da Dio a servire l’umanità», specie malati e poveri. Così divenne infermiera, all’epoca professione considerata infima. Nella guerra di Crimea vide che i soldati feriti o malati erano lasciati senza assistenza e nella sporcizia. Impose igiene e procedure razionali e in sei mesi la mortalità calò vistosamente. Il contatto coi degenti le procurò la brucellosi, ma continuò a impegnarsi senza risparmio. Le finestre aperte si rivelarono un ottimo sistema di prevenzione: grazie all’aria e alla luce si eliminavano buona parte degli agenti patogeni. Un metodo oggi rivalutato, a fronte della sempre minore efficacia degli antibiotici.
E se, con la Pasqua alle viste, applicassimo lo stesso principio nelle nostre comunità e parrocchie? Se facessimo uscire un po’ di odori stagnanti d’incenso, di muffe di sagrestia e consentissimo al refolo dello Spirito di penetrare fin nei più remoti recessi? Aprire, senza indugi, perché il tempo non è infinito. A Firenze, nel chiostro di Santa Croce, c’è un altorilievo dedicato alla Nightingale, con il motto Horam nescitis, che rimanda al capitolo 25 di Matteo: «Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».