N.12 2015 22 marzo 2015
Sommario 12 - 2015

Credere n. 12 - 22/03/2015

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Emanuela Tittocchia

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Emanuela Tittocchia

Giovanni Paolo II ha vegliato su di me, ora veglio su di lui

«Dopo l’anoressia», racconta l’attrice, «ho fatto un’operazione ma ho avuto un’emorragia. In ospedale mi hanno portato un’immagine del Papa, ho pregato tutta la notte e al mattino stavo bene». Ora, in segno di gratitudine, fa la custode volontaria a una reliquia del pontefice.

In foto:L'attrice di Centrovetrine, Emanuela Tittocchia.

In foto:l'attrice di Centrovetrine, Emanuela Tittocchia.

Il suo primo amore è stato Antonio di Padova. Poi, grazie all’esempio di questo santo, ha iniziato un cammino di fede più autentico, un percorso lungo e ricco di sorprese. Da una religiosità mite, trasmessale dai suoi genitori, fatta di processioni e Messe cantate nella chiesetta torinese dove è cresciuta, è passata all’incontro con l’amore di Gesù. Emanuela Tittocchia, presentatrice e attrice, oggi volto noto della soap opera Cento Vetrine in onda su Canale 5, ci racconta la sua nuova vita, scandita dalla preghiera costantemente rivolta al Signore.

«Ero a Padova per lavoro, sono entrata nella basilica dedicata a sant’Antonio. Non avevo programmato la visita... Sono entrata quasi per caso», sorride la protagonista della soap. «Quel giorno, in quel luogo così speciale, ho percepito la presenza del Signore attraverso sant’Antonio. Una pace del cuore così forte, così avvolgente... quando sono rientrata a Torino ho sentito l’esigenza di cercare una chiesa dedicata al santo e al contempo di studiare e approfondire la sua biografia», asserisce Emanuela, emozionata al ricordo di questo giorno speciale che ha segnato un grande cambiamento nella sua vita.

«Ho trovato una chiesa in cui andare a pregare ma, ancor di più, ho incontrato un sacerdote che è diventato il mio direttore spirituale, guida nelle scelte, nella ricerca costante del Signore, soprattutto nel contesto professionale che vivo», aggiunge l’attrice, che poi con amarezza confida: «Nel mio ambiente la fede è vista come un elemento di scomodità, quasi un limite, mentre per me è la ricchezza di una vita. Non mi lascio influenzare dagli sguardi increduli o dai commenti sarcastici ma sono consapevole che manifestare il proprio credo, e farlo in modo coerente, è dura. Si affermano diritti e tolleranze verso ogni forma di minoranza ma non c’è alcuna apertura verso i cattolici», dice Emanuela.

L’attrice racconta poi un’esperienza speciale, «inspiegabile se non con i paradigmi di Dio». Emanuela ricorda l’intervento al seno cui pensava di sottoporsi da anni, per ridare forma al suo décolleté. «Sono stata malata di anoressia e, quando sono uscita da questo tunnel di dolore, ho portato con me i segni di quel male. Il mio seno era scomparso, scavato del tutto. Volevo cancellare quelle tracce di dolore e recuperare le mie forme. Così mi sono sottoposta all’intervento, che sembrava essere riuscito. Dopo diversi giorni dall’operazione però è salita la febbre; per giorni non è andata via e sono cominciati dei forti dolori, ovunque. Sono stata portata al pronto soccorso; hanno scoperto un’emorragia interna. Hanno deciso di rioperarmi per bloccare questa fuoriuscita. Intanto avevo perso troppo sangue e avevo l’emoglobina bassissima», continua l’attrice, rimasta poi ricoverata in ospedale a Roma per altri dieci giorni.

«In quei giorni ho ricevuto la visita di un’amica con cui ho condiviso da sempre il mio percorso di fede: mi ha portato un’immagine di Giovanni Paolo II e mi ha invitata a pregare la Coroncina della divina Misericordia. Ho continuato a recitarla per tutta la notte. Poi ho avvertito un calore per tutto il corpo. E una sensazione di benessere. L’indomani, al controllo di routine dei medici, i valori erano rientrati completamente. L’operazione non è mai più stata necessaria, stavo bene».

Appena uscita dall’ospedale l’attrice si è recata alla chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma, dedicata proprio al culto della divina Misericordia, dove tra l’altro era presente una reliquia di Giovanni Paolo II. «Sono andata lì per ringraziare il Signore e gli ho chiesto cosa potessi fare in cambio. Come avrei potuto diventare strumento del bene... E il Signore non si è fatto aspettare, subito mi ha dato una risposta», ride Emanuela: «Al termine della Messa, il sacerdote ha rivolto un appello all’assemblea; cercavano volontari che vigilassero sulla reliquia durante le funzioni speciali». Emanuela ha così manifestato la sua disponibilità a quel servizio. Da quattro anni, nel suo curriculum ricco di esperienze televisive e cinematografiche, aggiunge così un titolo importante, quello di sentinella della reliquia di Giovanni Paolo II.

Testo di Livia Carandente

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