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venerdì 22 agosto 2025
 
Parliamone insieme
 

L'età grande può ancora essere una benedizione per tutti.

25/07/2024  «La Giornata mondiale degli anziani e dei nonni il prossimo 28 luglio ci ricorda la sfida di ancorarci alle radici» “Parliamone insieme”: L'editoriale di Credere, oggi a cura di Vittoria Prisciandaro.

Cari amici lettori, per l’occasione della IV Giornata mondiale degli anziani e dei nonni il prossimo 28 luglio, ricorrenza istituita da papa Francesco nel 2021, vi proponiamo un numero denso con tre servizi su questo tema: il racconto di un artista, Roby Facchinetti dei Pooh, nonno “d’eccezione”; la storia dell’associazione Nonni 2.0; e la riflessione sull’«età grande» di una scrittrice, Gabriella Caramore.

Pensando al tema anziani, nonni e rapporti tra le generazioni – relazioni che conoscono oggi un indebolimento a causa di una cultura sempre più individualistica, come ha sottolineato papa Francesco nel Messaggio per la Giornata 2024 – ho davanti a me due quadretti di vita reale di cui sono stato testimone.

Un pranzo tra allievi pianisti col loro maestro, ad Alba, nell’ambito di una masterclass conclusasi con un concerto finale degli stessi: di uno dei ragazzi, un diciottenne di Varese, piuttosto introverso, erano venuti per assistere al saggio finale i genitori e i nonni, ma al ristorante, per il numero limitato di posti, si sono fermati solo i nonni. Quasi nessuna parola tra il ragazzo e i nonni, ma era percepibile l’affetto reciproco, benché molto discreto: la vicinanza dei nonni che ci tenevano tantissimo a quel pianista in erba e il “sentirsi sostenuto” del ragazzo dalle proprie “radici”. Un legame forte, che non aveva bisogno di parole, ma che traspariva, anche in quel delicato gesto di “precedenza” data ai nonni per il pranzo. L’ho trovato commovente.

Il secondo quadretto mi riguarda personalmente. Avendo partecipato anche io alla masterclass, per il saggio finale ho invitato i confratelli paolini: sono venuti tre anziani della comunità, affrontando il caldo della giornata. Conoscevo uno dei tre, mentre ho conosciuto solo in quei giorni gli altri due, ma mi ha fatto un immenso piacere vederli fare il “tifo” per un loro confratello più giovane. Sono solo piccole storie, e sono tanti i “quadretti” che potrei ancora raccontare, ma il succo è che l’alleanza tra generazioni, i legami, la gratuità degli affetti esistono davvero e possono vivificare i giovani come gli anziani.

Purtroppo non per tutti è così: ci sono anche storie di abbandono, di mancata cura, di conflitto, di accuse velate o esplicite che possono rendere amara l’ultima parte della vita. Gli anziani, ci viene ricordato nei servizi, possono ancora essere soggetti a pieno titolo, attivi, capaci di “dare” e non solo di ricevere. Ai giovani è posta la sfida di recuperare uno sguardo più sapiente e amorevole per coloro che rappresentano le radici della famiglia, e soprattutto di non dimenticare, ma di custodire e coltivare una memoria dove c’è spazio per la gratitudine per ciò che siamo e abbiamo grazie a quelle radici. Per i “grandi” la sfida invece è di “coltivarsi”: coltivare le relazioni, non lasciarsi andare, pensarsi come persone che hanno ancora qualcosa da dire e da dare. “L’età grande”, ci ricorda papa Francesco, può ancora essere una benedizione e una ricchezza per tutti. A patto che anche i più giovani abbiano il coraggio e la libertà di Rut, la protagonista dell’omonimo libro biblico, di stare vicini ai loro anziani.

Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere

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