Credere n. 41 - 12/10/2014
Una Bibbia in ogni famiglia, per camminare alla luce della parola
Cari amici lettori, ringrazio di cuore papa Francesco, anche a nome di tutti i Paolini, per aver ricordato nell’Angelus di…
Una luce per le sofferenze del mondo
Da sei anni ha raccolto il testimone di Chiara Lubich alla guida dei Focolarini, che l’hanno appena riconfermata come presidente.…
Grazie a don Zeno ho ritrovato la mia fede
Il popolare attore, che ha recentemente dato alle stampe il suo primo libro, racconta la sua infanzia di scout a Roma e rivela…
C’è più sballo nell’amore di Dio
Alessandro e Francesca, ieri tossicodipendenti oggi rock star della fede: «Giovani, fidatevi: in Gesù abbiamo trovato divertimento…
Astronauta e palombaro della fede
Domenica 19 ottobre Francesco proclama beato Montini. Un ritratto del Papa del Concilio e dei primi viaggi apostolici nel…
Alla riscoperta del dono del matrimonio
È iniziato a Roma il Sinodo straordinario sulla famiglia, che sarà seguito nel 2015 da quello generale sullo stesso tema.…
Sinodo della famiglia
Alla riscoperta del dono del matrimonio
È iniziato a Roma il Sinodo straordinario sulla famiglia, che sarà seguito nel 2015 da quello generale sullo stesso tema. Quali obiettivi? Quali attese? Ne abbiamo parlato con don Renzo Bonetti, pastore che ha nel cuore le famiglie
«Sono ottimista riguardo al Sinodo sulla famiglia perché so che sarà guidato dallo Spirito Santo. La Chiesa non si lascerà condizionare dai mass media, che vogliono porre l’attenzione solo sulla comunione dei divorziati risposati. Certo, questi vanno sempre accolti, rientra nel mandato stesso della Chiesa, ci mancherebbe! Ma i padri sinodali sapranno andare al cuore del problema: come raccontare ai nostri contemporanei la bellezza della vocazione umana al matrimonio, come riproporre questo grande ideale perché gli sposi crescano nell’amore sentendosi missionari nel vivere il dono reciproco che si fanno nell’amarsi, nell’amare i figli, il mondo. Il percorso, del resto, è già tracciato dal titolo del Sinodo generale del 2015: Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia».
Don Renzo Bonetti mastica di pastorale familiare da una vita. Prima vicario per la pastorale della diocesi di Verona, poi rettore del seminario nella città scaligera e, dal 1995 al 2002, direttore dell’Ufficio Famiglia della Cei. Finito quel mandato è stato per dieci anni parroco a Bovolone (Verona). «Lì, nella pratica pastorale di ogni giorno, ho capito molto ancora del matrimonio», confida. Lo provochiamo subito con un dato statistico: i giovani non si sposano più. «Gli sposi cristiani e noi preti non sappiamo più proporre l’ideale del matrimonio», risponde con piglio. «Ci sono giovani che si sposano senza entusiasmo. Manca nelle comunità cristiane la percezione del matrimonio come sacramento e quindi come dono. Il sacramento del matrimonio è il dono che, mediante lo Spirito Santo, mette gli sposi nelle condizioni di partecipare dell’amore stesso che unisce Dio all’umanità e Cristo alla sua Chiesa. Gli sposi, dal momento delle nozze, diventano sacramento permanente, cioè incarnano concretamente nella loro vita quella di Cristo amante dell’umanità e della Chiesa. Sono coinvolti in un amore molto più grande del loro. È lo Spirito Santo che fa la differenza. E noi abbiamo fatto del dono, del sacramento un problema che “vincola” e “obbliga” gli sposi in caso di separazione… E poi…». E poi? «Noi non ci salviamo perché facciamo molte comunioni, idea sbagliata che fanno passare i mass media parlando di comunione ai risposati. Noi per fede sappiamo che ci salveremo solo per la misericordia di Dio, per come sapremo imitare l’amore di Gesù per gli uomini nella nostra vita. E un matrimonio riuscito, oltre che un sacerdozio riuscito, si vede proprio da qui».
Torniamo al Sinodo. «Viviamo un momento drammatico per la famiglia nel mondo di oggi e la scelta di celebrarlo è profetica. La famiglia è in crisi d’identità culturale – mi riferisco all’identità del maschile e femminile che scalza il concetto stesso di famiglia – ma anche ecclesiale. Nei cristiani e negli sposi, come ha messo in luce anche il questionario preparatorio, non c’è coscienza di ciò che lo Spirito Santo ha detto alla Chiesa nel concilio Vaticano II e nei documenti successivi, in particolare nella Familiaris consortio: che Gesù ha inteso fare del matrimonio un segno concreto, cioè un sacramento, della sua presenza e missione nella Chiesa. Perdendo il concetto del matrimonio come sacramento, tutto crolla». E chiarisce subito con una sua esperienza pastorale: «Ho seguito negli ultimi tre anni sette coppie di risposati civilmente o conviventi. Sono partiti con un atteggiamento aggressivo verso la Chiesa perché non dà loro la comunione. Con loro però ho cercato di scoprire la bellezza del sacramento delle nozze. Solo da lì si può cogliere veramente il dolore per la rottura del matrimonio. Ho constatato in loro una riconciliazione col loro passato, una nuova consapevolezza degli errori commessi e, in alcuni casi, dell’inesistenza del sacramento».
Per don Renzo, dunque, il centro del problema è formativo: «Tutti i battezzati hanno diritto di sposarsi in chiesa, ma questa ha il dovere di verificare se c’è un’idoneità sacramentale degli sposi. Non sappiamo offrire ai futuri sposi criteri di discernimento di idoneità reciproca a sposarsi: questa donna, quest’uomo è fatta, è fatto per me? Non basta parlare con gli psicologi durante i corsi prematrimoniali. Occorrerebbe confrontarsi seriamente sulle cose importanti della vita, sulle idee del futuro, sull’educazione dei figli... Ai “miei” fidanzati ho sempre dedicato un week-end sulla dimensione della corporeità. Ho constatato che i nostri giovani sono smaliziati sulla sessualità ma rischiano di non essere capaci di dirsi quello che provano; non riescono a dirsi come vivono la loro relazione, i loro problemi».
Quindi, le crisi ci saranno e occorre prepararsi prima. «Come Chiesa abbiamo delle responsabilità: non vogliamo verificare l’idoneità al matrimonio dei futuri sposi e poi, nei processi canonici per la validità del sacramento, cerchiamo il cavillo. Mi sembra che ci sia una incoerenza di impostazione: la precisione con cui vado a vedere se c’è o no il sacramento nel processo canonico dovrei averla anche prima, nella preparazione e valutazione umana e sacramentale degli sposi». Gli stessi corsi di preparazione sono organizzati su standard minimi: «Perché non offrire almeno ai ragazzi che frequentano le parrocchie una formazione più approfondita, a partire magari proprio dal momento in cui si innamorano, un’esperienza che è vissuta spesso marginalmente rispetto alla vita di fede? Quell’esperienza invece è un momento significativo per la fede e dice molto del Dio che è raccontato nel Cantico dei Cantici: un Dio innamorato».
Testo di Stefano Stimamiglio