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venerdì 22 agosto 2025
 
Parliamone insieme
 
Credere

La missione oggi, segnalare a tutti un orizzonte bello

17/10/2024  «Il compito di portare il Vangelo ha cambiato volto ma non è mai finito. Non sarà che la Chiesa italiana ha una fede “statica”?» “Parliamone insieme”: L'editoriale di Credere, a cura del direttore Gerolamo Fazzini.

Cari lettori,
per qualche anno ho avuto la fortuna di tenere un corso di Comunicazione ai diaconi del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), nel Seminario teologico internazionale di Monza. Tra i miei studenti ricordo due giovani birmani, con le teste rasate come monaci buddhisti: Brang San Li e Gregorio Ba Oo. Una volta ricevuta l’ordinazione sacerdotale, non sono stati assegnati al loro Paese di origine – dove pure è acuto il bisogno di missionarie e missionari – bensì inviati a Hong Kong.

C’è un altro aneddoto che racconto, per spiegare come è cambiata e sta cambiando la missione. Nella mia parrocchia, a Lecco, è arrivato Justine, un seminarista del PIME: pure lui è birmano, come lo sono le suore che da alcuni anni collaborano nella pastorale, in asilo, in oratorio… Forse si sta per avverare la profezia di don Lorenzo Milani, che nel suo Esperienze pastorali – correva l’anno 1957! – ipotizzava che in Italia sarebbero arrivati missionari cinesi a evangelizzare il Belpaese? Certo è che la missione sta cambiando e questo rappresenta indubbiamente un segno di vitalità della Chiesa.

Da decenni, ormai, quelli che erano un tempo “Paesi di missione” sono diventati gli stessi dai quali partono coloro, donne e uomini, sacerdoti ma anche laici, che dedicano la vita per l’evangelizzazione dei popoli che non conoscono Cristo. La missione cambia, cambiano gli strumenti, i linguaggi, le strutture. Ma – ci ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Giornata missionaria che si celebra domenica 20 ottobre – c’è qualcosa che non deve mai cambiare.

«La missione di portare il Vangelo ad ogni creatura», scrive il Papa, «deve avere necessariamente lo stesso stile di Colui che si annuncia. Nel proclamare al mondo la bellezza dell’amore salvifico di Dio, i discepoli-missionari lo fanno con gioia, senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre con compassione e tenerezza, che riflettono il modo di essere di Dio».

Ma – si chiederà qualcuno – possibile che nel 2024, nel tempo di Internet e dei voli low cost, esistano ancora posti nel mondo dove il messaggio di Gesù non è stato annunciato o dove la Chiesa muove i primi passi? Sì, per quanto appaia strano, è così. Il compito missionario della Chiesa non può mai dirsi finito. Non solo perché esistono tuttora moltissime situazioni di “prima evangelizzazione”, tanto nel profondo delle foreste quanto nelle periferie delle metropoli.

C’è un altro motivo, ben più importante: se coloro che credono si sentono grati per l’invito del Signore alla sua festa, non smetteranno di correre «ai crocicchi delle strade» per invitare chiunque a partecipare al banchetto di Dio. «Siamo inviati ad annunciare il Vangelo a tutti», sottolinea il Papa, «non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi segnala un orizzonte bello, off re un banchetto desiderabile».

Non sarà, quindi, che la tiepida temperatura missionaria della Chiesa italiana attuale dipende da una fede “statica” e, di conseguenza, da un calo di entusiasmo per l’annuncio?

Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere

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