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giovedì 14 agosto 2025
 
Dopo tutto
 
Credere

La disforia di genere e la facile scorciatoia dei farmaci

01/02/2024  «Quasi tutti questi procedimenti si trasformano in transizioni di genere. Lasciando che a decidere siano dei ragazzini» Dalla rubrica di Credere "Dopo tutto" di Monica Mondo

Il Ministero della sanità ha stabilito un’ispezione all’ospedale Careggi di Firenze, al Centro specializzato nella disforia di genere. Per disforia si intende una persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità diversa dal proprio sesso, scrive il sito dell’Istituto Superiore di Sanità. Dunque, al Careggi prescrivono triptorelina ai soggetti in questa situazione di disagio, un farmaco antitumorale che riduce la produzione di ormoni, ma può anche sospendere lo sviluppo puberale in caso di pubertà precoce. Un farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale, su diagnosi e piano terapeutico di specialisti.

Un farmaco, come tutti i farmaci, con effetti collaterali che, in caso di malattie oncologiche, sappiamo quali sono, non in altri casi con sperimentazioni incomplete. Se un ragazzino non ha chiara la sua identità di genere, a chi deve rivolgersi, quali specializzazioni sono necessarie per affrontare il suo problema, e i farmaci sono la prima opzione? Non conosciamo gli effetti a lungo termine, perché questa pretesa faustiana di negare la natura al primo sorgere di qualche difficoltà esistenziale è esplosa da pochi anni.

Ma la triptorelina, si dirà, serve soltanto a prendere tempo, a ritardare la pubertà, in attesa che il ragazzo/a decida, senta a quale genere sessuale appartiene. Dunque, parliamo di bambini e bambine di 10-11 anni, e la cosa già avviene in altri Paesi che accettano il trattamento per la disforia di genere da tempo. Quando dal Careggi parlano di un’età media dei soggetti trattati sui 15 anni, è lecito esprimere dubbi: a 15 anni è un problema se lo sviluppo sessuale non è ancora avvenuto, a ritardarlo non si fa più in tempo. Ma c’è altro su cui ragionare, liberi dalla cronaca spicciola e dai pregiudizi ideologici, anche da un giudizio di fede.

Quando, e come, si può giudicare l’accettazione del sé, e con che strumenti? Siamo certi che psichiatri, psicoterapeuti siano così attenti e pazienti da accompagnare i ragazzi senza suggerire soluzioni facili, che tengano conto dei rischi per la salute e per la psiche? Quasi tutti questi processi di ritardo della maturità sessuale si trasformano in transizioni di genere. Con la transizione, l’infertilità è certa. Si spiega che, in caso uno/a lo desideri, si potrà avere un figlio solo adattandosi a comprare ovuli sperma e uteri da qualche parte? E cosa può succedere interiormente a un ragazzo, o ragazza, fermata in un limbo, uno stato neutrale? Come si veda, come si senta guardata, cosa significhi per la sua psiche questa attesa, che rende diversi dai coetanei, l’abbiamo pensato? Si può bloccare il corpo, non la mente.

Non si può dirigere secondo un progetto definito la coscienza e l’identità di una persona. E poi, lo sviluppo cerebrale quando è maturo? A 11 anni? A 15? Per prendere decisioni che determinano tutta una vita, possiamo a darci alla percezione del sé di un ragazzino/a cui non a diamo un’automobile, non permettiamo di votare, di andare in giro da solo/a? Sono già abbastanza, anche se vengono occultati, i casi di detransizione di genere. E tornare indietro non è possibile.

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