N. 13 2014 30 marzo 2014
INSIEME - L’editoriale di don Antonio Rizzolo

Un esame di coscienza per radio, tv (e giornali)

Cari amici lettori, papa Francesco continua a scuoterci dal torpore di una vita cristiana stanca e superficiale...

Stefania Grasso

Il coraggio di sperare

Quando suo padre è stato assassinato Stefania aveva 19 anni. Oggi è impegnata con Libera contro le mafie ed è stata proprio…

Suor Cristina

«Canto in tv per dar gloria a Dio»

Con la sua voce suor Cristina Scuccia ha conquistato tutti al talent show di Rai 2 The voice of Italy. «Ho un talento e…

Il mostro di Foligno

«Perdono l’assassino di Lorenzo»

Luciano Paolucci è il papà di uno dei due bambini uccisi a Foligno da Luigi Chiatti tra il 1992 e il 1993. Dopo un percorso…

Monsignor Marzotto

«La via di Pietro e Maddalena»

«Sin dagli inizi della Chiesa il Vangelo è stato diffuso insieme da uomini e donne», dice monsignor Damiano Marzotto,…

Ite, Missa Est

Costanza Miriano: Uomo, riscopri la tua dignità!

Sono seduta in un vagone della metro, due ragazzi parlano fra di loro del loro prof, a occhio e croce sono universitari.…

Per una lettura completa...

Monsignor Marzotto

«La via di Pietro e Maddalena»

«Sin dagli inizi della Chiesa il Vangelo è stato diffuso insieme da uomini e donne», dice monsignor Damiano Marzotto, biblista, autore di un libro che il Papa sta leggendo e che ha definito «bellissimo».

 

lArgo Alle donne Un gruppo di donne in pausa a un convegno della Lateranense

 

LARGO ALLE DONNE - Un gruppo di donne in pausa a un convegno della Lateranense . Foto di Donatella Giagnori/Eidon.

La colpa è sempre delle mamme, si dice. In questo caso è andata così: «È stata mia madre a far nascere in me la curiosità sul ruolo della donna nella Chiesa. Eravamo nel 1975, l’avevo accompagnata, giovane prete, a una riunione dell’Azione cattolica ambrosiana. Era l’anno internazionale della donna». L’interesse è diventato materia di studio, approfondimento, poi seminari in Gregoriana. Alla fine monsignor Damiano Marzotto, oggi sottosegretario alla Congregazione per la dottrina della fede, decide di raccogliere la sua riflessione in un volumetto, Pietro e Maddalena. Il vangelo corre a due voci, pubblicato da Àncora nel maggio 2010. Una diffusione limitata, tra gli studenti e gli amici, qualche giacenza in magazzino rilevata dall’autore. Fino a un mesetto fa, quando l’editore viene subissato di richieste. Pietro e Maddalena va a ruba, Àncora è ben contenta di ristampare. Il testimonial d’oro è papa Francesco che, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, dichiara che sta appunto leggendo il libro di Marzotto. E chiosa: «Bellissimo».

Il primo a stupirsi è l’autore. Il biblista, che vive a Santa Marta, nella stessa casa dove abita Francesco, resosi conto che l’argomento “donna e Chiesa” sta tanto a cuore al Papa, si fa coraggio e, incrociandolo una sera, gli porge il volumetto. «È il Papa, mi sarebbe bastato un suo sguardo alla copertina». E invece Francesco legge e apprezza.

Lei scrive che gli uomini non sempre hanno una chiara consapevolezza della vocazione della donna nella Chiesa. Cosa intende?

«Alludo al fatto che la donna è spesso considerata solo come figura secondaria. Basti pensare a piccole cose: ad esempio in parrocchia le donne puliscono la chiesa, e questo è un servizio ottimo, ma poi ci può essere un loro contributo, dalla spiritualità alla formazione, che non viene sempre considerato. Oggi ci sono donne che guidano gruppi di ascolto della Parola, bibliste, tante colleghe che studiano e insegnano Sacra Scrittura... eppure, un po’ in tutta la Chiesa, non mi sembra che soprattutto l’aspetto della sensibilità religiosa della donna venga sufficientemente valutato. C’è una capacità di mistica, di sentire il mistero di Dio che è diverso da noi uomini. Sarebbe molto arricchente metterlo in circolazione, e già averne la consapevolezza migliorerebbe le cose. Una maggiore comunicazione tra presbiteri e donne ad esempio darebbe uno slancio maggiore al Vangelo, in una sinergia del maschile e del femminile».

Quali sono le azioni delle donne del Nuovo Testamento che definiscono questa collaborazione uomo-donna?

«I verbi che caratterizzano queste azioni sono tre: anticipare, accogliere, allargare. Le donne anticipano nel senso che hanno delle antenne più lunghe, percepiscono prima anche una nuova apertura religiosa».

Ci può fare qualche esempio?

«Nel Vangelo di Giovanni, Maria di Betania lava i piedi di Gesù e nel capitolo successivo Gesù lava i piedi ai discepoli. Sembra come se l’intuizione gliela abbia data lei: c’è come una espressività di servizio che viene anticipata da Maria. Non c’è scritto che Gesù ha imparato da quella donna, ma questa successione è molto suggestiva. Per l’accoglienza esamino, tra gli altri episodi, l’atteggiamento delle donne sotto la croce: mentre Giuseppe si occupa di tirare giù il cadavere, Maria di Magdala guarda e contempla, apre il suo cuore. Dopo vanno alla tomba, in cui nessuno era mai stato posto, simbolo della verginità. C’è questa capacità di accogliere la sofferenza e poi di conservare qualcosa di più profondo che è il segno di quella contemplazione – ci rimanda al Vangelo di Luca: “Maria contemplava nel suo cuore”–, che permette al seme di scendere in profondità. Quanto all’apertura, mi ha colpito la figura di Tabità, citata negli Atti degli Apostoli».

Cosa intuiamo grazie alla sarta della città di Giaffa?

«Faceva vestiti per i discepoli. Pietro, che si era fermato a Lidda nel suo viaggio missionario, quando sa della sua morte va a risuscitarla. Lì gli arriva il messaggio del centurione che gli chiede di andare a visitarlo. La prima apertura ai pagani avviene mentre Pietro sta da Tabità. Quando ho analizzato questo brano con un gruppo di suore, mi hanno detto: “È proprio così: come Tabità noi facciamo delle cose, senza commenti o proclami, ma queste aprono un nuovo fronte, creano nuova prospettiva”».

Il Papa ha chiesto una riflessione teologica sulla donna. Che prospettive pastorali potrebbero aprirsi?

«Sono un esegeta, non un pastoralista. Certamente le figure di donne negli Atti hanno un ruolo importantissimo. Sono loro che permettono al Vangelo di arrivare a Roma. Priscilla era anche una catechista. Il Papa, nell’intervista a De Bortoli, ha detto che non si può ridurre il ruolo della donna a un funzionalismo. Si possono anche cercare ruoli pubblici più adeguati e istituzionalizzati, ma è un problema di attenzione generale a capire cosa significa questa ricchezza del contributo femminile. Se c’è questa consapevolezza, dopo è molto più facile che ci sia apertura reciproca».

In alcuni passi del Vangelo le donne costringono Gesù a cambiare il passo. Danno un ritmo diverso anche un po’ forzando la mano?

«Certamente l’episodio della siro fenicia (la donna che chiede a Gesù di salvare la figlia indemoniata) è impressionante. Lo stesso in Giovanni, quando Marta e Maria lo chiamano perché Lazzaro sta poco bene. Gesù è stato aiutato dalle donne, l’esplosione del Vangelo è avvenuta anche grazie a questa sinergia».

Testo di Vittoria Prisciandaro

 

Archivio

Vai