Credere n.13 - 30/03/2014
Un esame di coscienza per radio, tv (e giornali)
Cari amici lettori, papa Francesco continua a scuoterci dal torpore di una vita cristiana stanca e superficiale...
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Un esame di coscienza per radio, tv (e giornali)
Cari amici lettori, papa Francesco continua a scuoterci dal torpore di una vita cristiana stanca e superficiale. Venerdì 21 marzo ha partecipato alla veglia di preghiera con i familiari delle vittime innocenti delle mafie, organizzata dall’associazione Libera di don Ciotti. Alla fine il suo appello ai mafiosi è stato fortissimo: «Convertitevi! Ve lo chiedo in ginocchio: fermatevi di fronte al male». Da pag. 6 potrete leggere, oltre alle parole del Papa, la storia di Stefania Grasso, presente alla veglia. Il padre Vincenzo è stato ucciso dalla ’ndrangheta a Locri nel 1994.
Francesco ha pronunciato parole importanti anche sabato 22 marzo, parlando “a braccio†ai membri dell’associazione Corallo, che riunisce le emittenti radio-televisive cattoliche italiane. In questo caso l’appello alla conversione era rivolto a chi lavora in radio e in tv, nei giornali e negli altri media, ma anche a tutti noi che leggiamo, vediamo, ascoltiamo. Il Papa ha ricordato le tre strade che i media devono seguire: la verità , la bontà e la bellezza. Stando attenti a non diventare intellettuali senza intelligenza, o moralisti. E a non proporre una bellezza artificiale, finta. Francesco ha poi messo in guardia dal clericalismo. Raccontando come tante volte nella sua terra abbia sentito discorsi del genere: «“Io, nella mia parrocchia, sa, ho un laico bravissimo… Eminenza, perché non lo facciamo diacono?â€. E perché? Perché è più importante il diacono, il prete, del laico? No! È questo lo sbaglio! È un buon laico? Che continui così e che cresca così. Perché ne va dell’identità dell’appartenenza cristiana». Francesco si è quindi soffermato sui peccati dei media: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Gli ultimi due sono peccati mortali, ma la disinformazione è più pericolosa: «È dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno».
Nel testo scritto consegnato ai presenti il Papa ha paragonato le emittenti cattoliche a una rete che raggiunge ogni città e ogni contrada «affinché la voce del Signore possa essere ascoltata da tutti». Sono «voce di una Chiesa che non ha paura di entrare nei deserti dell’uomo, di andargli incontro, di cercarlo nelle sue inquietudini, nei suoi smarrimenti, dialogando con tutti, anche con quelle persone che si sono allontanate dalla comunità cristiana e si sentono lontane da Dio».
Cari amici, pregate per tutti noi che lavoriamo nei media, perché possiamo davvero far sempre arrivare la voce del Signore.