Credere n.2 - 14 aprile 2013
Conquistati da Francesco
Nel primo mese di pontificato papa Bergoglio ha stupito ed emozionato i fedeli di tutto il mondo: abbiamo chiesto ai lettori…
«Francesco, ti aspettiamo in Africa!»
Padre Sesana, missionario in Kenya, parla del nuovo Pontefice ai suoi bambini di una baraccopoli a Nairobi. E condivide con…
Io, lo spread e il Vangelo
In occasione della Giornata per l’Università Cattolica, abbiamo incontrato una docente che spiega come vive nel quotidiano…
Nonno, mi spieghi...
IL MIRACOLO DI LAZZARO «Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro. Disse: "Togliete la…
Il martirio di Stefano
Santo Stefano: «Fissarono gli occhi su di lui e videro iL suo volto splendere come queLLo di un angelo» (Atti degli apostoli…
Il primo mese di pontificato
Conquistati da Francesco
«E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. [...] Domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma»Â
mercoledì, 13 marzo 2013
Primo saluto del Santo Padre
Affidiamoci alla Madonna
Maria custodisce la Chiesa affinché essa sia fedele al motivo per cui Gesù l'ha voluta: portare a compimento la riunificazione della famiglia umana nel Padre, con sempre nuovi modi di contatto con
l'umanità , che è fuori della Chiesa ma anche già in essa perché Gesù è morto per tutti, nessuno escluso.
Il richiamo di papa Francesco alla Madonna mi fa pensare al profilo mariano della Chiesa, a quella presenza di Maria che non si è limitata al primo secolo, ma che continua lungo la storia, quindi anche oggi.
È proprio di Maria custodire, contenere e generare la chiesa. È lei che può far nascere vita inaspettata oltre il confine visibile. La Chiesa sconfina, per così dire, nell'umanità e questo le permette di non essere chiusa in se stessa, perché Maria agisce e spinge, con la sua molteplicità di carismi, verso l'esterno. È la chiamata a stare sulle frontiere e a cercare di spingerle più in là , per generare alla Chiesa sempre nuovi figli. Il mandato che il Movimento dei Focolari sente proprio è quello di essere fedele alla sua appartenenza ecclesiale – perché, lì dov'è, ci sia e arrivi la Chiesa –, e poi andare subito oltre, lì dove Maria è già all'opera per anticipare i tempi di Gesù, come alle nozze di Cana.
Il primo saluto di papa Francesco subito dopo l'elezione
una chiesa guidata dallo spirito
Lo Spirito Santo ha fatto subito capolino nel linguaggio di Francesco rivelando al mondo la "cifra spirituale" del nuovo pontificato. È lo Spirito che «fa tutte le differenze nelle Chiese». Differenze, non distanze. Distinzioni, non divisioni. Lo Spirito Santo è molteplicità nell'unità e rende la Chiesa una "multiforme singolarità ". Con lo Spirito la Chiesa passa dalla tristezza dell'"io" autoreferenziale alla bellezza del "tu" comunionale. Quando l'io si fa tu, si rinnova il miracolo dello spirito: il "noi"! Quanta ricchezza inespressa è nello Spirito di Dio! Quante "lingue di fuoco" si posano ancora sulla vita dei credenti e sono spente dalla mancanza d'intimità con Dio nella preghiera! Quanti doni di grazia, i "carismi", sono giudicati e accantonati più che accolti e promossi per l'espansione del regno di Dio!
Lo Spirito è anche "adorazione", cioè esodo da noi stessi. È ricerca, domanda, desiderio, preghiera. Non nascondo la mia grande gioia nel "vedere e sentire" il soffio dello Spirito, il "supremo protagonista" della nuova evangelizzazione, che sta risvegliando cuorisopiti, menti distratte, volontà arrese per un nuovo slancio di fede carismatica. È solo l'inizio!
«È curioso: lo Spirito Santo, il Paraclito, fa tutte le differenze nelle Chiese, e sembra che sia un apostolo di Babele. Ma dall'altra parte, è Colui che fa l'unità di queste differenze , non nella "ugualità ", ma nell'armonia. […] Il Paraclito, che dà a ciascuno di noi carismi diversi, ci unisce in questa comunità di Chiesa»
venerdì, 15 marzo 2013
Discorso del Santo Padre ai Cardinali
«Sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell'Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. Chiediamo di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa. »
mercoledì, 20 marzo 2013
Incontro con i rappresentanti delle Chiese
La Messa di inizio pontificato
I Cristiani siano uniti
L'inizio di pontificato di papa Francesco è stato segnato dalla presenza straordinaria di autorevolissime delegazioni delle altre tradizioni cristiane: il patriarca ecumenico Bartolomeo, tre metropoliti e un vescovo dal patriarcato di Mosca, il Catholikos supremo degli armeni Karekine II, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese e il pastore luterano Olav Fykse Tveit, solo per citare i principali delegati. A 50 anni dal Concilio Vaticano il nuovo Papa rilancia la causa dell'unità dei cristiani. Non è un'attività decorativa, ma è parte costitutiva della missione della Chiesa. Il Papa ha prestato attenzione particolare agli ebrei: la partecipazione alla Messa di inizio pontificato del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e di una delegazione dal Gran rabbinato di Israele è stata manifestazione visibile di un solido rapporto di amicizia.
Papa Francesco ha manifestato vicinanza anche ai tanti "altri" che, in modi diversi e con differenti condivisioni, accompagnano la missione della Chiesa cattolica. È un cammino di dialogo che Francesco, nel solco del Concilio Vaticano II, indica alle comunità ecclesiali, mentre le chiama a uscire dall'autoreferenzialità e andare nelle periferie per comunicare e testimoniare il Vangelo.
Il vero potere è il servizio
«Il vero potere è il servizio»: sentire papa Francesco pronunciare questa frase ci ha fatto sentire a casa. Servizio è una parola cara al metodo scout, è – nello stesso tempo – strumento e fine. È strumento per acquisire uno stile di vita, fin da quando i lupetti, le lupette e le coccinelle (8-11/12 anni) si allenano con piccole buone azioni quotidiane all'attenzione all'altro, quando le guide e gli esploratori (11/12-16 anni) si assumono graduali responsabilità nei confronti dei più piccoli, quando le scolte e i rover (16-20/21 anni) si impegnano con continuità a favore di chi necessita di aiuto. Ma, soprattutto, servizio è il fine del metodo scout: crescere come buoni cristiani e buoni cittadini, persone che hanno energie e capacità da mettere a disposizione degli altri, che hanno capito che, per essere felici, bisogna fare la felicità degli altri. Le parole di papa Francesco sono per la nostra associazione incoraggiamento a proseguire sulla strada dell'educazione, a saperci prendere cura degli altri, a custodirli, con tenerezza. Sono anche occasione per riflettere: il richiamo a un servizio umile e concreto, ma "ricco di fede", ci aiuta ad avere sempre attenzione a vivere il servizio alla luce della Parola, per educare a scorgere la presenza dello Spirito nella propria vita. Grazie papa Francesco!
«Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce»
martedì, 19 marzo 2013
Omelia alla Santa Messa per l'inizio del ministero petrino
La gioia di una presenza
Poche cose sono più desiderabili della gioia e papa Francesco ha colto nel segno rivolgendo a tutti questa prima parola. Ma tutti sappiamo che essa è tanto desiderabile quanto difficile da raggiungere. Per questo ci stupiamo di incontrare una persona contenta. Che cosa la rende così rara? La natura stessa del desiderio: non ci accontentiamo di qualsiasi cosa o compimento. E solo quando possiamo soddisfare adeguatamente un desiderio di compagnia o pienezza siamo contenti. Poi c'è l'usura del tempo, che minaccia qualsiasi pienezza raggiunta, fa perdere la freschezza dell'inizio e rende tutto vecchio: «Dov'è la vita che abbiamo perduto vivendo?» (T. S. Eliot). La gioia è legata a una presenza – niente ci rende più contenti che una persona cara, solo essa corrisponde alla natura del nostro desiderio. Il fatto stesso che ci sia e che ci voglia bene costituisce un bene indescrivibile. Come fu Gesù per Zaccheo (Luca19,6). Ma su qualsiasi presenza incombe la minaccia della scomparsa. Immaginiamo la gioia dei discepoli quando riconobbero che l'amico deposto nel sepolcro era risorto! Che mai l'avrebbero perduto. Che mai si sarebbero sentiti soli nell'affrontare gli ostacoli più insormontabili. Con la risurrezione diventa definitiva la sua compagnia. E quindi la possibilità della gioia cristiana, che nessuno ci potrà togliere.
«Questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! La nostra è una gioia che nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi»
domenica, 24 marzo 2013
Omelia della Domenica della Palme
«La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell' ingiustizia, quelle dell' ignoranza e dell'assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala»
appunti del cardinale bergoglio
per il suo discorso al Conclave
Andare verso le periferie
Il Signore risorto dice agli apostoli: «Andate e annunciate il Vangelo ad ogni creatura... Io sono con voi fino alla fine del mondo». Questo comando di Cristo alla Chiesa è proprio la sua missione: annunciare la Buona Notizia. Non dovremmo dimenticare che il cristianesimo, prima di essere una dottrina, una morale, o una filosofia, è una notizia; notizia che ha il potere di attuarsi quando la si accoglie, donando la salvezza. Dice san Paolo che Dio ha voluto salvare i credenti attraverso la stoltezza dalla predicazione, del kerigma. In questo annuncio Dio offre agli uomini la possibilità di una vita nuova, di una vita immortale. Annunciare questa notizia è l'essenza stessa della Chiesa. Penso che lo Spirito Santo abbia compiuto un fatto molto importante con il conclave, eleggendo questo Papa. Da ciò che attua papa Francesco viene maggiormente sottolineata la grandezza del gesto fatto da Benedetto XVI che, con la sua rinuncia, ha fatto secondo me un atto di virtù eroica. Spero che tutta la Chiesa si rallegri dell'iniziativa di evangelizzazione che il Cammino sta promuovendo durante le cinque domeniche di Pasqua: andremo nelle piazze delle città di tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. È necessario che tutti, uniti a papa Francesco, e dietro a lui, ci mettiamo ad evangelizzare.
«Voi giovani portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti! La portate rispondendo all' invito di Gesù: «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr. Mt 28,19). La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell' inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace»
domenica, 24 marzo 2013
Omelia della Domenica della Palme
Evangelizzazione è testimonianza
L'appello ai giovani, «Andate e fate discepoli tutti i popoli», è rivolto a tutti noi, vale per ogni fedele. È l'invito a riscoprire una dimensione del cristianesimo senza confini: quelli geografici (e quindi l'apertura cattolica della Chiesa al mondo intero) ma anche quelli psicologici, economici o di altro ordine… Quelli che ci portano a erigere barriere contro le persone che ci sono accanto. Nell'udienza di mercoledì 3 aprile papa Francesco ha detto: «abbiamo il coraggio di "uscire" per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita!». L'insegnamento del Papa ci riporta alle radici del Vangelo per poterne comunicare la bellezza. È ciò che vuole fare l'Azione cattolica, stando da laici nei luoghi della vita quotidiana: raccontare la centralità del Signore. Egli è a fianco di tutti, non abbandona nessuno e cambia la vita. Un annuncio che è anche trasmissione della fede tra le generazioni: in famiglia e in ambito comunitario; dai grandi ai piccoli. Mi ha colpito che il Papa abbia citato più volte la propria nonna. Ci ricorda che la trasmissione della fede inizia dalle cose semplici. Raccogliamo l'invito a pensare l'impegno educativo non come pura "tecnica", ma quale testimonianza di vita che si fa provocazione.
Papa Francesco abbraccia il cardinale Angelo Sodano, che da decano del collegio cardinalizio ha guidato il conclave
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Coordinamento: Antonio Rizzolo
Testi del Papa: © Libreria Editrice Vaticana