N. 2 14 aprile 2013
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Incontro con Simona Beretta

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Santo Stefano: «Fissarono gli occhi su di lui e videro iL suo volto splendere come queLLo di un angelo» (Atti degli apostoli…

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Incontro con Simona Beretta

Io, lo spread e il Vangelo

Pensando a un docente universitario, la vostra mente vola a vecchi baroni incartapecoriti che vi guardano dall'alto in basso? Vi serve incontrare una come Simona Beretta per cambiare opinione sulla categoria. Solida e competente dal punto di vista accademico (ha da poco pubblicato un saggio per una prestigiosa università statunitense), Beretta - ordinario di Politica economica presso la Facoltà di Scienze politiche della Cattolica - è il contrario del professore inaccessibile e un po' snob: cordiale e disponibile nei rapporti umani, a partire dai "suoi" studenti, ama spostarsi per Milano in bicicletta. Classe 1954, è nata e cresciuta in una famiglia «dove la fede si respirava come l'aria»; papà operaio e mamma casalinga («e un nonno che mi ha educato al bello leggendomi l'Inferno di Dante»), è stata la prima della famiglia a frequentare le superiori (Ragioneria a Como). In Cattolica ha messo piede nel 1973 e da 40 anni in qua non ha smesso di frequentarla assiduamente: prima da studente, poi come docente. In occasione della Giornata dell'Università Cattolica, incontriamo una come lei per provare a capire cosa significhi operare nell'ateneo fondato da padre Gemelli nel 1921, che oggi rappresenta la più grande università cattolica d'Europa.

Simona Beretta all’ingresso dell’università, con l’inseparabile bici.

Simona Beretta all’ingresso dell’università, con l’inseparabile bici (foto Ugo Zamborlini).


«Sono contentissima di lavorare in Cattolica, al punto che… pagherei per farlo», attacca, sorridendo, la professoressa. E continua: «Sono convinta che l'esperienza cristiana incontri tutte le dimensioni dell'uomo e ci sia bisogno di rendere ragione di questo, quotidianamente. Perciò una "università cattolica", che tiene aperte tutte le domande dell'uomo - nelle varie discipline accademiche e accogliendo diverse provenienze culturali - mi pare indispensabile. Specie in un momento come l'attuale, in cui i popoli si vanno mescolando. Questa unità possibile della vita, tra il sapere e il credere, fra... lo spread e il Vangelo, è un'esperienza affascinante». Per rendere l'idea, la professoressa Beretta cita un corso realizzato nei mesi scorsi per un gruppo di studenti che avevano partecipato alle Settimane sociali dei cattolici a Reggio Calabria nel 2012. «Mettendo in rete il Centro pastorale dell'università, l'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali e l'Istituto Toniolo abbiamo realizzato un corso di 30 ore sulla dottrina sociale della Chiesa. Non dava crediti, eppure vi hanno partecipato con entusiasmo 25 studenti, tra i quali una ragazza marocchina di religione musulmana. Dai contributi preparati è uscito anche un libro edito da Vita e pensiero».

Largo Gemelli Simona Beretta nell’aula magna della sede milanese.

Largo Gemelli: Simona Beretta nell’aula magna della sede milanese (foto Ugo Zamborlini).

"Mettere insieme" è una delle parole d'ordine di Beretta. Che spiega: «Il mio tentativo costante è quello di tenere aperta, negli studenti, la domanda sul perché delle cose. A Scienze politiche e sociali la sfida è decisiva, visto che la frequentano persone che puntano a impegnarsi a servizio della "politica" in senso ampio». Insiste: «A maggior ragione, in un'università come la Cattolica, c'è bisogno di una "ipotesi unitaria" che attraversi trasversalmente ogni disciplina», ossia uno sguardo di fede che abbracci ogni ambito del sapere. «Senza questo, non è più una universitas, come si diceva nel Medioevo, ma un'accozzaglia confusa di competenze».

Beretta nel giardino interno dell’ateneo (foto Ugo Zamborlini). Beretta nel giardino interno dell’ateneo (foto Ugo Zamborlini).

"Mettere insieme" significa valorizzare le competenze di ciascuno, in un clima di scambio reciproco; «il che poi spesso sfocia in un rapporto che tocca anche quanto ciascuno ha di più caro: la fede e l'esperienza di Chiesa ». Non si tratta di perdere lo specifico dell'insegnamento («a lezione parlodi economia, non del Vangelo!»), ma di rapportarsi all'altro come a una «libertà che si gioca». Che significa, prof? «Che non è scontato il fatto che l'altro accolga la tua proposta come qualcosa che va oltre l'offerta di competenze tecniche». Detto altrimenti: «Vedere, a lezione, che gli occhi di uno studente brillano di consapevolezza nuova mentre spiego una questione economica, mi dà gioia. In quei casi vado a casa soddisfatta».

Simona Beretta nel suo ufficio (foto Ugo Zamborlini).

Simona Beretta nel suo ufficio (foto Ugo Zamborlini).

Nel corso della sua vita, Beretta ha dovuto "mettere insieme" anche l'essere moglie e madre con l'impegno professionale. «Non ce l'avrei fatta senza la disponibilità di mio marito. In particolare quando avevo i primi due figli piccoli e facevo la spola tra Milano e Parma, dove ho insegnato per 4 anni...».

"Passione" è un'altra parola-chiave nel vocabolario di Beretta. Passione è ciò che la mosse – appena dopo il ciclone-Sessantotto – ad avvicinarsi a Giesse (che diventerà poi Comunione e Liberazione), «attirata dall'esperienza di altri coetanei che avevano trovato un ambiente che prendeva sul serio le nostre domande profonde, mentre all'epoca, nel mio oratorio, prevalevano discorsi moralistici (ragazze in pantaloni sì o no)».

Ma i giovani di oggi – spesso dipinti come bamboccioni – hanno ancora passione? «È una lettura distorta quella dei media. In realtà i giovani hanno dentro sogni, progetti e domande grandissime. Compito importantissimo dei docenti è aiutarli a guardare dentro di sé, perché scoprano cosa veramente amano. Quando questo avviene, scattano relazioni che poi durano negli anni. E anche questo contribuisce a rendere stimolante l'esperienza del docente».

Aule Multicolori: Simona Beretta con studentesse del corso di Cooperazione internazionale (foto Ugo Zamborlini).

Aule multicolori: Simona Beretta con studentesse del corso di Cooperazione internazionale (foto Ugo Zamborlini).

 

Dalla Brianza a Londra


Nata a Lentate sul Seveso (Milano), Simona Beretta si è laureata nel 1978, dopo un master conseguito alla prestigiosa London School of Economics nel 1980-81. Dal 1988 insegna in Cattolica. Collabora con il Pontificio consiglio giustizia e pace e altre istituzioni ecclesiali. Dal 1976 è sposata con Marco Zelioli, preside di scuola elementare; ha tre figli: Giovanni, Marcello e Carlo.

 

DOPPIA STAFFETTA

Claudio GiuliodoriDoppia staffetta, nell'arco di pochi mesi, per l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel dicembre scorso è stato nominato Magnifico Rettore, per i prossimi quattro anni, il professor Franco Anelli, ordinario di Diritto privato alla facoltà di Giurisprudenza. 49 anni, già Prorettore vicario dal 2010, Anelli (ottavo rettore nella storia dell'ateneo) ha preso il posto del professor Lorenzo Ornaghi, che ha guidato la Cattolica dal 2002 al 2012. Dai primi di marzo, inoltre, è entrato in carica il nuovo assistente ecclesiastico generale dell'Università, monsignor Claudio Giuliodori (nella foto), che è stato nominato da Benedetto XVI poco prima della sua rinuncia. Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati- Cingoli-Treia, Giuliodori è nato a Osimo (An) nel 1958. Ordinato sacerdote nel 1983, dopo aver esercitato il ministero in ambito pastorale, ha lavorato presso la Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana dal 1988 al 1991. Rientrato in diocesi, è stato nominato direttore dell'Ufficio diocesano di pastorale familiare. Nel 1998 è stato nominato direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Nel 2007 è stato eletto alla sede vescovile di Macerata- Tolentino-Recanati-Cingoli- Treia e consacrato vescovo il 31 marzo dello stesso anno. Una nomina che rinsalda il legame fra la Chiesa italiana e l'Università Cattolica del Sacro Cuore, legame che ogni anno si rinnova soprattutto in occasione della Giornata per l'Università Cattolica. Quella che si celebra domenica 14 aprile è l'ottantanovesima edizione e ha come tema «Le nuove generazioni oltre la crisi». La propone l'Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell'ateneo; tutte le diocesi italiane sono invitate ad aderire all'iniziativa.

Testo di Gerolamo Fazzini
Foto di Ugo Zamborlini

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