Credere n.22 - 01/09/2013
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La storia
COSÌ HO SALVATO UN BIMBO SIRIANO
Giovanni Assenza era fra i turisti che a Ferragosto hanno soccorso i migranti appena sbarcati. Ha tolto i vestiti al figlio per coprire un piccolo infreddolito. Proprio come dice il Vangelo: «Ero nudo e mi avete vestito»
Ha spogliato il più piccolo dei suoi figli e ha donato i vestiti a un bambino appena arrivato dalla Siria, dopo un viaggio di cinque giorni su un barcone che si è arenato davanti alla spiaggia di Morghella, tra Porto Palo e Pachino, nei pressi di Siracusa.Â
Tra le cartoline delle vacanze dell’estate 2013, quella più commovente resterà la catena umana che una cinquantina di bagnanti hanno formato a Pachino per sbarcare i 164 siriani giunti a bordo di una carretta del mare a pochi metri dalla battigia siciliana. I mezzi della Guardia costiera non riuscivano ad avvicinare lo scafo e decine di persone sono scese in acqua, portando di peso a riva disabili, donne incinte e bambini.Â
Tra il viavai di ambulanze, le grida dei soccorritori e la disperazione dei naufraghi, sulla spiaggia di Morghella è avvenuto alla lettera quanto Gesù ha detto nel Vangelo: «Ero nudo e mi avete vestito. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». In mezzo alla catena umana di Pachino c’era anche Giovanni Assenza, 38 anni, carpentiere da Varallo Sesia (Vercelli). Stava rientrando da un’escursione con la famiglia e si è imbattuto nei soccorsi. «Dagli oblò della barca spuntavano le teste di donne e bambini che ci guardavano - racconta Assenza - non ho potuto esimermi».
Ci sono donne in gravidanza, persone paralizzate e bambini. Durante le fasi concitate dei soccorsi tra le mani gli arriva un fagotto fradicio e infreddolito, avvolto in un sacco. «Era un bambino che non avrà avuto neanche due anni, come mio figlio – racconta Giovanni Assenza – tremava dal freddo. Sono tornato in macchina, dove c’era la mia famiglia, ho spogliato mio figlio e ho dato i vestiti a questo bambino, per fargli indossare abiti asciutti. Era l’unica cosa che in quel momento avevo da offrirgli».Â
Giulio, 20 mesi e terzo dei tre figli di Giovanni Assenza, indossava un pantaloncino arancione e una maglietta bianca. I suoi vestiti sono finiti a un bambino della sua stessa età , che forse non conoscerà mai. «Lo avrebbe fatto chiunque - dice Giovanni Assenza - non ho fatto nulla di speciale».
Assenza è credente, così come i suoi familiari. «I miei genitori sono sempre stati molto credenti e io cerco di trasmettere quegli stessi valori che loro hanno insegnato a me anche ai miei figli». Andrea di 12 anni, Alessandro di 4 anni e Giulio di 20 mesi, i tre figli di Giovanni e della moglie Tania, erano sulla spiaggia di Morghella ad assistere alla scena. Hanno visto il loro padre entrare in acqua, lottare contro le onde e svestire il più piccolo di loro per donare gli abiti a un bambino sofferente.Â
«Io ho molta fede – racconta Giovanni Assenza – ma in quel momento non stavo pensando a quanto scritto nel Vangelo. A mente fredda, effettivamente, devo riconoscere che si è concretizzato proprio quel passo della Scrittura. Ho agito d’istinto, come penso avrebbe fatto anche un non credente. Certo, sono contento che i miei figli abbiano assistito a questa scena, per loro è stato un insegnamento grandissimo». A Giovanni, invece, è servito a uscire da quella «globalizzazione dell’indifferenza» denunciata da papa Francesco a Lampedusa. «Io ero uno di quelli - dice il vercellese - che davanti agli sbarchi di immigrati trasmessi dal telegiornale si chiedeva: “Ma cosa vengono a fare in Italia? Perché non se ne stanno a casa loro?â€. Io non so cosa raccontino dell’Italia a queste persone per giocarsi la vita in questo modo. Questa esperienza mi ha cambiato: la disperazione è davvero molta. Arrivano dall’altra parte del mare senza forze e le poche energie rimaste le usano per proteggere fino allo stremo una borsa di plastica con i loro pochi effetti personali, l’unico “bagaglio†che gli scafisti permettono di portare a bordo».
Assenza ha già chiamato gli amici di Varallo Sesia per chiedere loro aiuto: «Vorrei organizzare una raccolta di abiti da donare a queste persone, coinvolgendo anche la mia città , per sostenere i pescatori e le persone che ogni giorno accolgono i barconi dei naufraghi, lasciate sole dallo Stato». Gli sbarchi intanto proseguono ininterrotti, con flussi che oscillano fra i 300 e i 650 migranti al giorno, soccorsi a 40 miglia dalla costa, come avvenuto a Lampedusa, o sbarcati di notte senza che nessuno se ne accorgesse, tra Porto Palo e Capo Passero. L’importante è arrivare in Italia, la nuova terra promessa.