Credere n.3 - 21 aprile 2013
La missione di Paolo
San Paolo: «Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro» (Atti degli Apostoli…
Il senso della sofferenza
di don Gabriele Amorth: morte, giudizio, Inferno, Paradiso.
«Fa’ della tua vita un’opera d’arte»
Seminari - Intervista a don Fabio Rosini.
Nonno, mi spieghi...
DIO È TRA NOI NELL’AMORE «Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di…
Il richiamo di Francesco
I frati accolgono i fedeli in cerca di pace e quiete. Padre Martino: «A tutti dico di cambiare, di convertirsi! Altrimenti…
Un nuovo “vivaio†di preti
di Carlo Nesti: "Una casualità ? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva,…
A Scampia il buon pastore si chiama Ciro
Gestisce il centro sociale “Oasiâ€, da buon napoletano è creativo e organizza la via crucis nelle case popolari: «ma…
«Sotto le bombe ci resta solo la fede»
Monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, ci racconta il dramma del suo Paese squassato dalla guerra: «Come cristiani abbiamo…
Cristiani in Siria
«Sotto le bombe ci resta solo la fede»
Monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, ci racconta il dramma del suo Paese squassato dalla guerra: «Come cristiani abbiamo una testimonianza da offrire qui. Ma rispetto chi se ne va: 30mila cristiani sono già fuggiti dalla mia città ».
Foto MARIO BOCCIA - THOMAS RASSLOFF/DPA/CORBIS.
Quei bambini scalzi, sporchi, che mendicano fra le strade del quartiere cristiano di Aleppo, la più grande e più importante città della Siria, il vescovo Antoine Audo non li aveva mai visti prima d’ora. Sono una delle tragiche novità di questo “tempo di prova e sofferenzaâ€: una guerra fratricida, in corso da oltre due anni. Monsignor Audo, 67 anni, vescovo della comunità cattolica caldea, una della più antiche in Oriente, racconta a Credere la fatica e la sfida di vivere la fede mentre la violenza indiscriminata sfigura il volto della sua amata città e del suo Paese. «Non ho paura, ma sono molto rattristato per quanto accade: il conflitto non sembra voler finire. In passato abbiamo accolto in Siria i profughi dal Libano o dall’Iraq. Oggi i profughi siamo noi, la popolazione è ridotta in povertà , anche se vissuta con grande dignità », spiega il vescovo. «Vedo bambini che piangono abbandonati, uomini che vagano senza lavoro, profughi ammassati nelle scuole o negli scantinati delle case. Sono profondamente commosso, come vescovo, da questi effetti della guerra».
Una famiglia di profughi.
In tale situazione di crisi, la prima testimonianza è restare fra la gente: «Non si fugge, anche se sarebbe facile per me farlo. Se noi pastori andassimo via, tutto sarebbe finito. Esserci vuol dire accogliere, vivere insieme, offrire conforto e speranza. Nelle difficoltà si riscopre l’essenziale, resta la verità nuda, davanti a Dio e davanti al prossimo. È paradossale, ma questo tempo di crisi ci aiuta a vivere la fede». La giornata di monsignor Audo scorre fra preghiera e solidarietà . «La fedeltà alla preghiera è fondamentale per il mio compito di pastore. Leggo e medito testi di teologia, dei Padri della Chiesa o le parole del Papa. celebro la messa alla sera, in modo da poter condividere la Parola di Dio con la comunità . cerco di aiutare la gente a pregare e sperare». La preghiera infonde coraggio: «Chiedo a Dio la sapienza, come Salomone. Gli chiedo di darmi parole di verità , di darmi luce per vedere la strada, senza arrendersi alla violenza o all’odio, ma per il bene», rimarca.
Una celebrazione di cristiani greco-ortodossi.
Poi c’è il lavoro umanitario, perché Audo è presidente della Caritas Siria: «Siamo in piena emergenza: coordino gruppi di volontari e programmi di aiuto ad Aleppo e in tutto il Paese. Visitando i centri di accoglienza, gli sfollati mi chiedono angosciati: cosa accadrà ? Quale futuro aspetta i nostri figli? Sono domande che fanno male. Come cristiani abbiamo una storia, una testimonianza di fede da offrire in questa terra. Ma rispetto quanti abbandonano il Paese. Oltre 30mila cristiani hanno già lasciato Aleppo: è come un’emorragia che esce dal corpo. Raggiungono parenti in Europa o in altri Paesi esteri. Nonostante tutto, dobbiamo restare saldi nella speranza. Il mio motto è andare avanti giorno dopo giorno, confidando in Dio».
Le strade devastate dalle bombe.
La presenza cristiana, nel mosaico della società siriana, si attestava, prima della guerra, intorno al 10% della popolazione ed era una componente apprezzata nella nazione. «Anche oggi i cristiani in Siria sono testimoni del Vangelo del perdono e della riconciliazione: sono rispettati perchè non sono di parte, non cercano il potere o la vendetta, portano la croce e vanno disarmati », ricorda Audo. E compiono gesti profetici di solidarietà e apertura. Il vescovo racconta quanto gli accade “sotto casaâ€: a fianco della cattedrale caldea di Aleppo, in un quartiere disseminato di campanili, ci sono due scuole occupate da cento famiglie di profughi sopraggiunte in città , tutte musulmane: «Cinque giovani preti si occupano di loro. La Caritas fornisce cibo, riscaldamento, medicine.
Bambini a scuola in un campo profughi (Foto THOMAS RASSLOFF/DPA/CORBIS).
È un’esperienza di ascolto e fratellanza. Una anziana donna musulmana mi ha detto con fierezza che i suoi figli hanno studiato in scuole cristiane. Svolgiamo quest’opera con delicatezza e gratuità , perché non è in alcun modo proselitismo». Alcuni, però, non capiscono. Stritolati nella logica di conflitto, che rischia di degenerare in guerra settaria, i cristiani vengono strumentalizzati per interessi particolari.
«Ma io confido nella storia della Siria e nella gente siriana», dice Audo. «Esiste una base di armonia che forze esterne tentano di strappare. Auspichiamo una Siria unita e democratica: essere insieme è il nostro futuro».
L’ultimo appello è per papa Francesco e per tutti i leader mondiali: «Non dimenticateci: lavorate con noi per la pace e la riconciliazione. La strada giusta non è inviare armi, ma far sì che l’ultima parola sia il perdono».
Â
Padre-Coraggio
Gesuita, fine intellettuale con studi a Roma e Parigi, pastore instancabile, Antoine Audo, 67 anni, è vescovo caldeo di Aleppo dal 1992. Oggi vede la sua città sfigurata dalla guerra civile.
Â
Aleppo, sotto assedio da mesi
Terza città del mondo arabo per numero di cristiani (circa 300mila) dopo Beirut e il Cairo, Aleppo è in stato di assedio da nove mesi. Esercito e ribelli si sono divisi quartieri centrali e periferie, appostandosi in case e palazzi. I profughi sono migliaia. Monsignor Audo lavora per l’assistenza umanitaria con i vescovi cattolici di altri riti, con i vescovi cristiani ortodossi e con i leader musulmani. Ad Aleppo cinque centri Caritas assistono oltre 2.400 famiglie, distribuendo cibo, medicine, vestiti.
Testo di Paolo Afftatato
Foto di NABIL MOUNZER/EPA/CORBIS - YOUSSEF BADAW/EPA/CORBIS - MARIO BOCCIA - KHALIL ASHAWI/REUTERS