N. 3 21 aprile 2013
Le storie della Bibbia

La missione di Paolo

San Paolo: «Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro» (Atti degli Apostoli…

Dialoghi sull'aldilà

Il senso della sofferenza

di don Gabriele Amorth: morte, giudizio, Inferno, Paradiso.

Giornata delle vocazioni

«Fa’ della tua vita un’opera d’arte»

Seminari - Intervista a don Fabio Rosini.

La fede raccontata ai ragazzi

Nonno, mi spieghi...

DIO È TRA NOI NELL’AMORE «Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di…

Assisi

Il richiamo di Francesco

I frati accolgono i fedeli in cerca di pace e quiete. Padre Martino: «A tutti dico di cambiare, di convertirsi! Altrimenti…

Ite, Missa est

Un nuovo “vivaio” di preti

di Carlo Nesti: "Una casualità? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva,…

Missionario di periferia

A Scampia il buon pastore si chiama Ciro

Gestisce il centro sociale “Oasi”, da buon napoletano è creativo e organizza la via crucis nelle case popolari: «ma…

Cristiani in Siria

«Sotto le bombe ci resta solo la fede»

Monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, ci racconta il dramma del suo Paese squassato dalla guerra: «Come cristiani abbiamo…

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Dialoghi sull'aldilà

Il senso della sofferenza

COME GUARDARE ALLA VITA ETERNA PER CHI SOFFRE NEL CORPO E NELLO SPIRITO?

 

Don Gabriele Amorth Dio ha creato tutto per l’amore e la felicità, ma ha stabilito che questo sia ottenuto con la libertà e non forzatamente. Il Signore ha poi fissato che ognuno di noi sia soggetto alla prova. Già gli angeli sono stati sottoposti, essi stessi, alla prova. L’esito finale lo conosciamo tutti: una parte si è ribellata a Dio e non ha voluto riconoscere la sua autorità, non ha cioè confessato e voluto riconoscersi dipendente da lui. Il risultato è che questi angeli sono decaduti, cioè si sono dannati definitivamente. Un’altra parte di angeli ha preferito invece l’obbedienza a Dio e ha scelto così il paradiso. Anche l’uomo sulla terra è sottoposto alla prova della fedeltà alle leggi di Dio. E questo accade anche durante il tempo della sofferenza che, come sappiamo, non manca a nessuno. «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua », dice Gesù nel Vangelo (Luca 9,23). Una volta si diceva dalle mie parti, in Emilia: «In paradiso non si va in carrozza». Tradotto: in paradiso non ci si va allegramente, occorre in qualche modo guadagnarselo. E questo vale per tutti. Leggiamo ad esempio che alcuni santi hanno vissuto delle sofferenze straordinarie. Diciamolo subito: il Signore non le pretende da tutti. Ognuno di noi però in qualche modo vive le sue tribolazioni, le sue fatiche, ordinarie e straordinarie.

Dialoghi sull'Aldilà

Foto STRINGER/REUTERS.

Questa situazione rientra pienamente nel piano di Dio. L’essere provati nella fede; mostrare che la fedeltà al Signore non è dovuta a vantaggi temporali, come la salute o il lavoro, ma è vissuta da noi con gratuità; amare Dio sopra ogni cosa: tutto questo corrisponde in pieno alla nostra vocazione cristiana.

Siamo chiamati dunque ad amare e a credere in Dio a prescindere da tutto, anche se certamente riconosciamo che le cose temporali ci danno la forza e l’aiuto di tirare avanti ogni giorno. Cito l’esempio di san Paolo, che parla di una spina nella carne (2Corinzi 12,7). Non sappiamo esattamente di quale sofferenza si trattasse; egli parla solo di un angelo di Satana che lo perseguita.

Possiamo però intuire che fosse una sofferenza fisica dovuta all’azione del demonio e non a cause naturali. «Per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me», afferma quasi disperato. Ma Dio non lo libera: «Ti basta la mia grazia», gli dice. San Paolo è morto con quella spina nel fianco perché la virtù si manifesta e si approfondisce proprio attraverso la sofferenza, che non è solo una prova della virtù, ma anche un suo perfezionamento. L’esperienza dell’apostolo ci conferma che attraverso la sofferenza impariamo ad amare Dio, a perfezionare questo amore. Di qui la sua grande utilità. Poi, se la sofferenza è offerta per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori, diventa strumento di vera collaborazione con l’azione di Dio per la redenzione di tutta l’umanità.

di Don Gabriele Amorth (Testo raccolto da Stefano Stimamiglio)

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