N. 3 21 aprile 2013
Le storie della Bibbia

La missione di Paolo

San Paolo: «Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro» (Atti degli Apostoli…

Dialoghi sull'aldilà

Il senso della sofferenza

di don Gabriele Amorth: morte, giudizio, Inferno, Paradiso.

Giornata delle vocazioni

«Fa’ della tua vita un’opera d’arte»

Seminari - Intervista a don Fabio Rosini.

La fede raccontata ai ragazzi

Nonno, mi spieghi...

DIO È TRA NOI NELL’AMORE «Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di…

Assisi

Il richiamo di Francesco

I frati accolgono i fedeli in cerca di pace e quiete. Padre Martino: «A tutti dico di cambiare, di convertirsi! Altrimenti…

Ite, Missa est

Un nuovo “vivaio” di preti

di Carlo Nesti: "Una casualità? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva,…

Missionario di periferia

A Scampia il buon pastore si chiama Ciro

Gestisce il centro sociale “Oasi”, da buon napoletano è creativo e organizza la via crucis nelle case popolari: «ma…

Cristiani in Siria

«Sotto le bombe ci resta solo la fede»

Monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, ci racconta il dramma del suo Paese squassato dalla guerra: «Come cristiani abbiamo…

Per una lettura completa...

Ite, Missa est

Un nuovo “vivaio” di preti

Illustrazione di Franco Bellardi

Illustrazione di Franco Bellardi

Carlo NestiUna casualità? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva, per parlare di fede, non era ancora avvenuta l’elezione del nuovo Papa. Ebbene: a sorpresa, è stato scelto un argentino appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, e di origini piemontesi. In sostanza: calcio e Piemonte, la mia passione e le mie radici. E così, mi sento più legittimato nel ricorrere a questo linguaggio, sapendo che sarebbe caro, forse, al Papa in persona.

Ciò che, nel clero, significa “vocazioni”, nel football si chiama “reclutamento di giovani giocatori”: in sostanza, “vivaio”. Nello sport, ormai, è normale vedere ragazzi dai colori della pelle diversi formare una squadra e, fin da piccoli, superare qualsiasi diversità. Ora, nell’ambito della Chiesa, sta avvenendo un fatto analogo, in quanto le vocazioni, a fronte del calo nel mondo occidentale, aumentano in Africa e Sudamerica. Sono convinto che i nuovi “bacini” non esprimano solo il superamento dei confini razziali, ma anche sociali, perfettamente al passo con i tempi. Papa Francesco ha detto di avere scelto quel nome perché al santo di Assisi stavano a cuore i poveri. E ha affermato: «Alcuni finiscono per essere preti tristi, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore”, in mezzo al proprio gregge». Intendo dire che, probabilmente, il maggiore spazio, del quale si sta appropriando un clero proveniente da Paesi disagiati, fa parte di un disegno del Signore.

È come se la riscoperta del “potere ecclesiastico come servizio”, a disposizione dei più umili, spettasse, di diritto, proprio a chi ha toccato con mano la fame e la miseria. Dunque, non è una perdita, ma un guadagno, che avviene nel momento in cui c’è bisogno di uomini sintonizzati con il Papa di oggi, e con il santo del passato. Il “vivaio” sta sfornando i “giocatori” giusti, per “scendere in campo”, con modestia, tutti i giorni. Sono quelli che conoscono, a memoria, il linguaggio francescano dei semplici.

di Carlo Nesti, giornalista sportivo

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