Credere n.3 - 21 aprile 2013
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Un nuovo “vivaio†di preti

Illustrazione di Franco Bellardi
 Una casualità? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva, per parlare di fede, non era ancora avvenuta l’elezione del nuovo Papa. Ebbene: a sorpresa, è stato scelto un argentino appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, e di origini piemontesi. In sostanza: calcio e Piemonte, la mia passione e le mie radici. E così, mi sento più legittimato nel ricorrere a questo linguaggio, sapendo che sarebbe caro, forse, al Papa in persona.
Una casualità? Mah... Quando mi è stato chiesto, per Credere, di adottare spesso la metafora sportiva, per parlare di fede, non era ancora avvenuta l’elezione del nuovo Papa. Ebbene: a sorpresa, è stato scelto un argentino appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, e di origini piemontesi. In sostanza: calcio e Piemonte, la mia passione e le mie radici. E così, mi sento più legittimato nel ricorrere a questo linguaggio, sapendo che sarebbe caro, forse, al Papa in persona.
Ciò che, nel clero, significa “vocazioniâ€, nel football si chiama “reclutamento di giovani giocatoriâ€: in sostanza, “vivaioâ€. Nello sport, ormai, è normale vedere ragazzi dai colori della pelle diversi formare una squadra e, fin da piccoli, superare qualsiasi diversità. Ora, nell’ambito della Chiesa, sta avvenendo un fatto analogo, in quanto le vocazioni, a fronte del calo nel mondo occidentale, aumentano in Africa e Sudamerica. Sono convinto che i nuovi “bacini†non esprimano solo il superamento dei confini razziali, ma anche sociali, perfettamente al passo con i tempi. Papa Francesco ha detto di avere scelto quel nome perché al santo di Assisi stavano a cuore i poveri. E ha affermato: «Alcuni finiscono per essere preti tristi, invece di essere pastori con “l’odore delle pecoreâ€, in mezzo al proprio gregge». Intendo dire che, probabilmente, il maggiore spazio, del quale si sta appropriando un clero proveniente da Paesi disagiati, fa parte di un disegno del Signore.
È come se la riscoperta del “potere ecclesiastico come servizioâ€, a disposizione dei più umili, spettasse, di diritto, proprio a chi ha toccato con mano la fame e la miseria. Dunque, non è una perdita, ma un guadagno, che avviene nel momento in cui c’è bisogno di uomini sintonizzati con il Papa di oggi, e con il santo del passato. Il “vivaio†sta sfornando i “giocatori†giusti, per “scendere in campoâ€, con modestia, tutti i giorni. Sono quelli che conoscono, a memoria, il linguaggio francescano dei semplici.
di Carlo Nesti, giornalista sportivo

 
            
        
