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Il pugile che trova forza nella fede
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Duplica Il personaggio | Giuseppe Perugino
Il pugile che trova forza nella fede
Il giovane casertano, campione italiano agli Assoluti 2014 nei 75 chilogrammi, racconta quanto sia importante per lui la preghiera.
E a Credere svela chi lo sostiene sul ring.
In foto: il pugile Giuseppe Perugino.
Due allenamenti al giorno, mattina e pomeriggio, al motto «non fermarti quando sei stanco, fermati quando hai finito». Riposo solo la domenica, se non ci sono match all’orizzonte, altrimenti impegno in palestra sette giorni su sette. Eppure fra un gancio, un diretto e un montante, Giuseppe Perugino trova anche il tempo di pregare.
«Invoco sempre Dio durante la giornata, e se non lo faccio mi sento triste», dice il pugile, 22 anni. Atleta del gruppo sportivo Fiamme Oro, poche settimane fa si è aggiudicato la medaglia d’argento ai mondiali delle Forze armate a Washington, negli Stati Uniti. Quella d’oro gli è sfuggita per un pelo, ma non ne ha fatto un dramma: «Il successo, così come le inevitabili sconfitte, non mi stanno dando alla testa, sono e rimango una persona semplice».
Giuseppe viene da una famiglia di campioni. Dal nonno allo zio passando per il padre, morto nel 2001, i Perugino sono una famiglia di pugili. Nella palestra Tifata boxe di San Prisco, alle porte di Caserta, il nonno Giuseppe ha tirato su tanti fuoriclasse e appassionati. Il figlio Prisco era stato campione italiano e campione intercontinentale World boxing union (Wbu), categoria superpiuma. Antonio, un altro figlio, campione del mondo dei pesi medi Wbu nel 1999. Seguendo le orme di padre e zio, nel 2014 Giuseppe ha conquistato il titolo italiano agli Assoluti di Gallipoli, categoria 75 chilogrammi, dedicandolo al padre Prisco.
«In famiglia mi hanno trasmesso lo spirito di sacrificio e la passione», dice Giuseppe, che da quando è entrato nelle Fiamme Oro vive a Roma. «I successi sono per me un punto di partenza. Un po’ perché sono un ragazzo umile, un po’ perché punto alle Olimpiadi di Rio 2016». Prima di ogni competizione Giuseppe prega e chiede a Dio di assisterlo. Poi, una volta sul ring, si concentra e cerca il modo migliore per battere l’avversario, sempre rispettandolo come atleta e come persona. Mentre saltella nell’angolo prima del gong, pensa al piccolo rosario con l’effigie di padre Pio, che ha nascosto nelle scarpette da combattimento. «Sono devoto al santo delle stigmate, per questo lo voglio con me anche in gara».
Sul suo profilo Twitter Giuseppe scrive che «chi ha fede in Dio non perde mai». «Dio mi dà la forza nelle situazioni di pericolo o quando l’ansia mi assale», spiega con sincerità, «la fede mi fa sentire tranquillo. E poi sono credente fin da quando sono piccolo, tutta la mia famiglia è cattolica». Il pugile casertano è uno capace di apprezzare le piccole cose. «Ringrazio Dio per tutto, anche prima dei pasti non manco di pregare. E se la domenica non riesco a partecipare alla Messa perché sono in trasferta, vado in chiesa durante la settimana a dire una preghiera».
Giusto per farsi un’idea sullo spirito del campione, ecco uno dei tweet di Bergoglio che Giuseppe ha voluto far conoscere anche ai suoi fan: «Com’è bello annunciare a tutti l’amore di Dio che ci salva e dà senso alla nostra vita!». Il padre e lo zio, con Carmelo Russo e Floyd Mayweather se si parla di pugilato, padre Pio e papa Francesco se si parla di fede: Giuseppe ha le idee chiare anche sui suoi punti di riferimento.
Le Olimpiadi per ora rimangono un sogno ma il pugile campano continua a ripetere che vuole lavorare sodo per arrivarci. E siamo sicuri che, forte del sostegno del Signore, Giuseppe riuscirà a fare cose grandi, sul ring e non solo.
Testo di Laura Bellomi