Credere n.4 - 28 aprile 2013
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L’intervista
Cresima, quel dono che fa diventare grandi
Il 27 e 28 aprile cresimati e cresimandi da tutto il mondo in piazza San Pietro con il Papa. Monsignor Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico Cei: «Le diocesi si interrogano sul rinnovamento del catechismo»
A Roma con il Papa. Cresimandi e cresimati da tutto il mondo sono protagonisti il 27 e 28 aprile di un grande evento dell’Anno della fede. Prima pellegrini alla tomba di San Pietro per la professione di fede e poi, insieme, parteciperanno alla santa Messa domenicale con il Pontefice sulla piazza della basilica vaticana. Un gruppo di loro riceverà direttamente dalle mani del Papa il sacramento della Confermazione. Ma oggi come vivono i ragazzi la Cresima? Come accompagnarli nella fede anche dopo il sacramento, quando molti invece si allontanano dalle parrocchie? Abbiamo chiesto a monsignor Guido Benzi, responsabile dell’Ufficio catechistico nazionale, di aiutarci a comprenderlo.
Foto ALESSIO PETRUCCI/AGENZIA ROMANO SICILIANI - FLAVIO LO SCALZO/AGF
Monsignor Benzi, che significato ha oggi la Cresima per un adolescente?
«La Cresima resta per ogni ragazzo il dono pieno dello Spirito Santo. Questo sacramento, così importante nella prospettiva della futura testimonianza di ogni credente, negli ultimi anni è stato al centro di vari cambiamenti pastorali, che hanno portato a pensare nuove proposte per invitare i ragazzi a rimanere nella comunità cristiana anche dopo la Cresima. Sono tante: si va dal pensare a un impegno a misura di adolescente alla scelta di vivere la fede in modo missionario, anche da giovanissimi. Tutto giusto, ma non si può pensare di fare una proposta univoca nell’attuale situazione culturale».
Il Sacramento dello Spirito - La festa dei cresimandi allo stadio Meazza di Milano in occasione della visita di Benedetto XVI lo scorso giugno.
Esistono esperienze di coinvolgimento per gli anni successivi che si siano rivelate riuscite? Dove?
«Ci sono tante esperienze legate ai percorsi di catechesi e di animazione dei cresimati. Anzitutto vanno ricordati quelli associativi, come l’Azione cattolica dei ragazzi (Acr), lo scoutismo cattolico o gli oratori: quando questi percorsi sono ben raccordati con la catechesi parrocchiale nascono esperienze significative.
Gli itinerari più innovativi sono tutti legati a due intuizioni: la responsabilità dei genitori e la vita della comunità cristiana. Nella diocesi di Brescia da ormai vari anni la Cresima è celebrata in concomitanza con la prima Comunione, così anche a Cremona. A Caserta e Albano (Roma) si cerca invece di attivare una vera e propria riscoperta della fede con l’ispirazione catecumenale (cioè con un percorso che riproduce quello per i catecumeni adulti dei primi secoli dell’epoca cristiana, ndr).
A Locri alcune parrocchie sperimentano itinerari catechistici che tengono conto anche dell’impegno civile sulla legalità . Forse, però, la scommessa non sta in questo o quel modello metodologico, ma in una vera riscoperta dell’impegno pastorale in quella “età di mezzo†(i sociologi l’hanno chiamata l’età negata) che è l’infanzia matura e la preadolescenza: un tempo di desideri autentici, di slanci generosi, di prospettive di relazione che chiedono di essere educate, ma anche di paure, di crisi, di domande importanti».
In questa foto e nelle seguenti: i gesti del sacramento della Cresima.
Quali sono invece le motivazioni con cui i ragazzi si allontanano dalla comunità cristiana dopo la Cresima?
«I ragazzi cercano adulti significativi, il che non significa che vogliano dei supereroi. I preadolescenti e gli adolescenti vorrebbero accanto a sé adulti capaci di rendere visibile e desiderabile la vita cristiana per ciò che essa è: l’incontro con Cristo risorto, un cammino nella fede alla sua scuola, sorpresi dal suo amore. Quando manca tutto questo si allontanano. Ma se questo incontro si realizza, allora restano. La Cresima, inoltre, ha un legame teologico e pastorale imprescindibile con la figura del vescovo, il successore degli apostoli, il primo testimone di Gesù. Ed è in questa prospettiva che anche l’incontro con il Papa ha un valore importantissimo».
Com’è cambiato in questi anni il ruolo del catechista?
«Anche grazie alla riflessione di questo decennio sulla questione educativa, sta crescendo la consapevolezza che la catechesi è un’avventura comunitaria, dove educatori, genitori, sacerdoti, allenatori sportivi, insegnanti, ma anche figure meno direttamente impegnate con i ragazzi (come i volontari Caritas o gli animatori della liturgia) diventano importanti perché danno corpo a una “comunità educanteâ€.
Il catechista, anche quello più “carismaticoâ€, da solo fa poco. Specie con ragazzi di questa età non si può improvvisare, non bastano un canto e un gioco, ma è necessario un serio impegno di programmazione catechistica, che tenga in adeguata stima il valore dei contenuti della fede, presentati attraverso la testimonianza viva e l’esperienza delle comunità ».
Non una proposta impacchettata solo per loro, ma la sfida di farli crescere nel confronto con tutte le età ...
«Vede, le domande dai ragazzi sgorgano spontaneamente, come anche le loro paure e le loro fatiche. La grande scommessa è essere comunità di adulti capaci di accogliere e ascoltare, di annunciare, di mostrare concretamente l’esperienza cristiana coma vita bella e buona. Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, diceva che la preadolescenza è l’età “mistica†per eccellenza, cioè l’età in cui si è capaci di avere un’intuizione profonda della bellezza di Dio e dell’amore di Gesù e di sceglierlo con tutte le proprie forze. Intorno al sacramento della Cresima si dispone così la splendida opportunità di donare a dei ragazzi l’amicizia con Cristo. Un’opportunità che non può e non deve essere delusa.
Tra Bibbia e catechesi
Monsignor Guido Benzi è nato a Rimini nel 1964. È sacerdote dal 1990. Ha insegnato religione al liceo classico di Rimini, è stato assistente diocesano dell’Azione cattolica e della Fuci e direttore dell’Ufficio catechistico regionale. È docente di Esegesi biblica nella Facoltà teologica dell’Emilia Romagna e Teologia biblica nell’Istituto superiore di scienze religiose di Rimini. Ha pubblicato diversi studi biblici e catechistici. Guida l’Ufficio catechistico della Cei dal 2008.
Testo di Francesca Lozito
Foto di JEAN MARIE HEIDINGER/CIRIC - MATTEO ROSSETTI/OLYCOM ENRICO BELLUSCHI/PSPA - CORINNE SIMON/CIRIC