Credere n.6 - 12/05/2013
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«Un Dio inutile»: è il titolo del libro nel quale il professor Gilberto Borghi raccoglie alcuni dei post che ha pubblicato…
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Mamma Zaira e i suoi 30 figli
Oggi ha 85 anni, ma fin da giovane, a Nomadelfia, ha preso con sé bambini orfani e senza famiglia. Nella sua vita maternità …
Nel mondo digitale da testimoni
Il 12 maggio si celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana,…
PERCHÉ GESÙ STAVA CON I PECCATORI?
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A MISURA D’UOMO
Il 12 maggio è l’Ascensione: Gesù torna in cielo con il suo corpo. Attenzione a una fede astratta e alle false spiritualità ...
Intervista
Nel mondo digitale da testimoni
Il 12 maggio si celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, spiega: per chi opera nei media la sfida è coniugare professionalità e valori evangelici.
Don Antonio Sciortino (Foto di Attilio Rossetti).
Direttore di Famiglia Cristiana dal 1999, don Antonio Sciortino è noto per la capacità di unire il rigoroso rispetto della dottrina ufficiale della Chiesa alla prontezza, alla “grinta†e anche alla libertà con cui affronta i temi del vivere civile più dibattuti dei nostri anni. Anche i titoli dei suoi libri lo dimostrano: La famiglia cristiana. Una risorsa ignorata (2009), Anche voi foste stranieri. L’immigrazione, la Chiesa e la società italiana (2010), Il limite. Etica e politica nelle lettere di Famiglia Cristiana (2011), e il più recente, appena uscito: La morale, la fede e la ragione (Imprimatur editore), dialogo a tutto tondo, con l’editorialista di Repubblica Giovanni Valentini, sulla “nuova Chiesa di papa Francesco†e sui rapporti tra Chiesa e politica, economia, società .
Il beato don Giacomo Alberione, che nel 1914 fondò la Società San Paolo, era solito dire: «La macchina, il microfono, lo schermo sono il nostro pulpito; la tipografia, la sala di produzione, di proiezione, di trasmissione, è come la nostra chiesa». Oggi più che allora, però, conciliare il sacro del Vangelo con il profano della comunicazione pare difficile. Qual è il “segreto†per riuscirci?
«In primo luogo, seguire un famoso imperativo del nostro fondatore: “Parlare di tutto, cristianamenteâ€. Il che vuol dire, intanto, avere la competenza necessaria per poterlo fare. E, soprattutto, situare ogni vicenda dell’attualità e della cronaca nell’ottica cristiana, che è il nostro modo di affrontare la realtà . In altre parole: l’ispirazione religiosa non esime dalla professionalità nel fare informazione, però implica un surplus di responsabilità nella ricerca della verità , nel rispetto della persona e della sua dignità ».
Un programma molto contro corrente, visto che il motto di giornali e televisioni oggi sembra essere: va bene tutto purché faccia spettacolo e porti copie…
«L’informazione oggi è drogata dalla ricerca spasmodica di audience. Tutto viene spettacolarizzato, anche la tragedia, anche il dolore. Basta ricordare il caso del delitto di Cogne, o quello di Avetrana. Il paese della provincia di Taranto dove si è consumato l’omicidio di Sarah Scazzi è stato trasformato in un set cinematografico. Mai una parola di pietà per la vittima».
Molti dicono: è ciò che la gente vuole…
«Lo dicono, ma non è vero. Gli indici d’ascolto dimostrano che i programmi anche impegnati ma ben fatti piacciono alla gente. Come si vede, per fare solo qualche esempio, dal successo della serie sulla Bibbia di Bernabei o delle fiction sui santi o sui sacerdoti».
E i giornali?
«Anch’essi, in molti casi, si sono trasformati in mezzi di intrattenimento, lontani dai problemi reali della gente e del Paese. Ma ancor più preoccupa il fatto che sia venuto meno il patto con i lettori. Non si fanno più giornali per dare notizie o servire la verità , ma li si usa come “clave mediatiche†per attaccare l’avversario, o come strumenti di propaganda o di consenso».
Famiglia Cristiana in formato digitale, su tablet (foto Attilio Rossetti/PSP)
Internet è la salvezza o una più profonda dannazione, per la comunicazione improntata ai valori?
«La Rete è una sfida che va affrontata, e la Chiesa lo sta facendo con coraggio e impegno, come dimostrano anche i messaggi di papa Ratzinger per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di questi ultimi anni. Oggi il 90% dei giovani tra i 14 e i 29 anni è iscritto a Facebook, dove si costruisce un profilo e un’identità . La Rete, quindi, non è uno strumento o una tecnica ,ma un ambiente di vita in cui si comunica, si sogna, si fa amicizia, ci si confronta. La vera sfida è stare nella cultura digitale non da spettatori, ma da testimoni. E la Rete dovrebbe essere congeniale alla Chiesa, perché essa stessa è organizzata come una rete».
Internet, però, è anche libertà senza regole, anarchia, individualismo. Non ci sono rischi, in questo?
«Il limite maggiore della Rete, oggi, è quello legato alla privacy. Da un lato mettiamo in Rete quantità sempre più ampie di dati personali, dall’altra i mezzi informatici diventano sempre più potenti e capaci di incrociare una gran mole di dati… Il risultato è una scia elettronica che ci segue ovunque. Chi ci difenderà da questa invasione della privacy? Per questo servono regole su cui educare le nuove generazioni. Famiglia, scuola e Chiesa su questi media devono realizzare una nuova alleanza educativa».
A proposito di comunicare: l’inizio del pontificato di Francesco, il Papa venuto “dalla fine del mondoâ€, ha avuto un impatto straordinario anche per la sua capacità di entrare in sintonia con l’animo di tutti, fedeli e non.
«Questo è un aspetto importantissimo. Credo infatti che tra le priorità del nuovo Papa ci siano, come da più parti è stato sottolineato, la riforma della Curia e del governo della Chiesa e il pieno coinvolgimento dei laici, ma anche e soprattutto la ricerca del modo più efficace per comunicare Dio agli uomini d’oggi e annunciare il Vangelo a una società ormai refrattaria alla religione e ai valori dello spirito. “Papa Francesco sarà prima di tutto un evangelizzatoreâ€, ha detto qualche cardinale. Sono convinto che sia stata questa la ragione che ha spinto i cardinali a eleggerlo. E già si vedono i primi effetti di questa grande capacità di comunicare. Le sue udienze sono sempre affollate. Papa Francesco “buca lo schermoâ€, come si dice in gergo. Ma arriva, soprattutto, direttamente al cuore della gente, con l’annuncio del Vangelo, nella sua semplicità e radicalità ».
Testo di Fulvio Scaglione