N. 7 28 aprile 2013
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A un anno dal sisma

SCOSSI MA NON VINTI

A Sant’Agostino, nel Ferrarese, la comunità cristiana prova a ripartire celebrando le Comunioni e le Cresime come prima. Con la speranza di rientrare prima o poi nella chiesa lesionata.

Una chiesa danneggiata dai crolli durante i terremoti di maggio 2102  in Emilia

Una chiesa danneggiata dai crolli durante i terremoti di maggio 2102 in Emilia (Foto di Alessandro Tosatto).

Avevano detto che l’avrebbero abbattuto, come è successo nella vicina Poggio Renatico. E invece il campanile di Sant’Agostino è stato messo in sicurezza, come la chiesa, e la gente spera che la cella campanaria prima o poi torni a battere le ore. È rimasta solo la chiesa a testimoniare la storia del paese, perché il palazzo del Comune l’hanno fatto esplodere sotto gli occhi delle telecamere di mezzo mondo.

La grande piazza mutilata è uno dei simboli del terremoto dell’Emilia, ma oggi Sant’Agostino ricomincia con le Comunioni e con le Cresime. «L’anno scorso abbiamo dovuto rimandarle a settembre, quest’anno torniamo a farle a maggio, anche per dare alla gente un segnale di normalità», spiega il parroco, don Gabriele Porcarelli.

Sant’Agostino, provincia di Ferrara ma diocesi di Bologna, è uno dei paesi più colpiti dal sisma. La prima scossa, quella del 20 maggio, ha provocato quattro vittime: tre erano operai,  sorpresi all’interno delle loro fabbriche. Perché questo è stato il terremoto dei campanili e dei capannoni.
«La tragedia ci ha insegnato a non dare niente per scontato», continua il parroco, «abbiamo dovuto fare a meno di tante cose, ma quello che ci manca di più è il luogo della preghiera». In realtà anche qui, come nelle altre diocesi emiliane, la comunità parrocchiale ha saputo arrangiarsi, sfruttando la buona volontà e le strutture a disposizione: in questo caso l’asilo parrocchiale. Danneggiato dal terremoto, è stato  ristrutturato in tempi record durante l’estate, col trasferimento di tutte le attività, compresa la stagione di Estate ragazzi, l’oratorio estivo, in un tendone montato in giardino. «Il 10 settembre eravamo già pronti per l’apertura dell’anno scolastico», continua don Gabriele. Le aule della scuola sono utilizzate anche per il catechismo. Non senza problemi, perché parliamo di oltre 120 bambini solo per i corsi di preparazione alla Comunione e alla Cresima, poi ci sono i ragazzi delle medie e delle superiori. «Quello che ci manca è la chiesa, non abbiamo un luogo dove fermarci a pregare».

Per le Messe c’è l’edificio dell’oratorio. «La domenica dobbiamo celebrare quattro funzioni, altrimenti non ci stiamo fisicamente». È la tragedia del terremoto dei campanili. Le chiese sono andate giù come i capannoni e l’Emilia è rimasta senza luoghi di culto. I danni sono spaventosi. Si parla di  550 chiese e di un danno di 330 milioni di euro per il solo patrimonio religioso.

Il terremoto ha colpito chiese storiche come il duomo di Mirandola e la chiesa di San Francesco, il pantheon dei Pico. Ha reso inagibili le basiliche di Cento, la città di Guercino, scrigni di tesori d’arte, ma anche semplici chiese tardo ottocentesche di città e pievi di campagna, amate e curate dai fedeli. Forse non basteranno dieci anni per la ricostruzione. Per il 2013 sono stati messi in calendario interventi per una sessantina di edifici di culto, i meno danneggiati. Per il resto si vedrà. I più pessimisti sostengono che la maggior parte degli edifici non sarà ricostruita. I tempi comunque si preannunciano lunghissimi.
Per questo il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, fin dall’estate scorsa ha messo a disposizione risorse per la costruzione di chiese provvisorie. Il cantiere è attivo anche qui a Sant’Agostino, nel giardino della scuola parrocchiale. Intanto, Comunioni e Cresime verranno celebrate nell’oratorio o all’aperto.

La chiesa provvisoria garantirà spazi maggiori, ma le aspettative sono altre. «Vogliamo ripartire al più presto coi lavori della nostra vecchia chiesa, è un segnale che tutto il paese aspetta», chiarisce don Porcarelli.

Nonostante tutto, la vita della parrocchia è molto intensa. L’oratorio continua a offrire servizi come la mensa e il doposcuola, con l’aiuto di un gruppo di giovani, in genere universitari, «ai quali do uno stipendio: anche questo è un aiuto alle famiglie».
Intanto le corali della zona stanno mettendosi insieme per salvare un patrimonio storico e organizzano un tour per raccogliere fondi per la ricostruzione. Estate ragazzi anche quest’anno ripartirà alla grande: tutto il paese l’aspetta. «Cerchiamo di farci coraggio, per fortuna la nostra gente non si abbandona alla disperazione».

Testo di Simonetta Pagnotti
Foto di Alessandro Tosatto

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