N. 9 2 giugno 2013
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IL SANTISSIMO IN FABBRICA

Chiacchierando durante la pausa,alcuni operai scoprono il desiderio di condividere la fede nel quotidiano.
Succede in un’industria del napoletano, dove alcuni lavoratori hanno fatto nascere in azienda una cappella con il tabernacolo.

Un nastro d’asfalto scivola lambendo le periferie che circondano l’area nord di Napoli e devia verso una terra brulla, la zona industriale di Giugliano, dove discariche e un sito di stoccaggio rifiuti convivono accanto a stabilimenti d’avanguardia. Deserto postmoderno, concentrato di tensioni e di contraddizioni, non smentito da un’oasi sorta all’interno della Selex ES, vanto nazionale in quest’angolo della Campania per la progettazione di sistemi per la sicurezza, dal controllo del traffico aereo ai radar e i satelliti, per la prevenzione pacifica. Niente armi, produzione abbandonata da decenni.

L’“eremo in fabbrica” ha forma di cappella dedicata a san Giuseppe: una stanza bianca, un altare sbozzato nel marmo, Gesù sacramentato protetto da una piccola cassaforte trasformata in tabernacolo. Cappella consacrata il 19 marzo 2001 dall’allora vescovo di Aversa Mario Milano, che nell’omelia ribadì: «la fede è un’esperienza da avvertire ogni giorno. In questo contatto con il Signore, che ora è in mezzo a voi, potete compiere con maggiore dedizione il vostro lavoro, sentirne meno la gravosa quotidianità e avvertire il conforto e la gioia di cui il Signore è latore. Il lavoro non è solo mezzo di produzione e di lucro, ma espressione della dignità umana, cui si associa la divinità di dio. Nella dimensione cristiana il lavoro diventa preghiera ed è forza che redime».

Il diacono Enzo Capuano

Venivano da esperienze pastorali individuali e diverse in comunità e movimenti Peppe, Enzo, Luigi, Ciro, Giuseppe, Pasquale, Salvatore, che infransero il nascondimento. Enzo Capuano ricorda che per pregare si rinchiudeva nel bagno: «il breviario mi pesava in mano e i 50 metri fino alla mia stanza sembravano 5mila». Dapprima furono poche frasi durante una pausa davanti al distributore di bibite e di caffè. Quindi il desiderio di condividere la preghiera. «come i discepoli di Gesù, ci riconoscemmo e ci ritrovammo», dicono i promotori della cappellina in fabbrica.

Dal 2006 Enzo è diacono permanente nella chiesa di Santo Strato a Posillipo. «Con il nostro padre spirituale, padre Massimo Rastrelli, abbiamo spesso parlato dell’apparente opposizione tra lavoro e cappella – osserva –. La cappella con il tabernacolo è l’attenzione alla dimensione umana più intima: lavoriamo meglio perché l’anima trova ristoro proprio nel luogo di lavoro».

La cappella san Giuseppe nasce «per una serie di circostanze che portano il segno del signore», dice Enzo. Piccoli gruppi di preghiera all’interno dell’azienda, la messa a Pasqua e a Natale, poi «l’idea condivisa di una cappella, l’impegno del Cral (l’ente che si occupa del dopo-lavoro, ndr) per realizzarla, il consenso dell’azienda, l’assistenza spirituale del parroco della zona, don Francesco Riccio». Decisivo si rivelò l’appoggio di Ciro Sigillo, direttore fino al 2005 della Selex, che allora si chiamava Alenia Marconi System: «Vidi il progetto come un’occasione preziosa dal punto di vista spirituale, per superare un momento molto delicato», afferma Sigillo.

In quel periodo, tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000, lo stabilimento di Giugliano era in crisi: la cassa integrazione incombeva e molte erano le incertezze sul futuro. A rischio erano molti posti di lavoro, il che era fonte di tensioni e di preoccupazioni. In quel momento ragionare sull’allestimento di una cappella nello stabilimento poteva apparire come una sorta di autoemarginazione dai problemi della comunità aziendale. «Il mio primo pensiero fu evitare la nascita di polemiche e di presentare la proposta come un avvenimento “normale”, senza caricarla di particolari motivazioni», racconta Sigillo.

Coincidenza in apparenza inspiegabile: più la cappella diventava realtà, più la situazione in fabbrica migliorava e il pessimismo sull’incerto futuro cominciava a trasformarsi in certezza di un nuovo sviluppo. «Quante volte lo stabilimento avrebbe dovuto chiudere e invece ha sempre resistito», sospira Enzo.

L’ingegner sigillo racconta che qualche anno fa, poco dopo l’apertura della cappella, una collega della sede centrale a Roma gli chiese come aprire anche lì un piccolo luogo di culto. Un progetto riuscito: anche il cuore decisionale della Selex ES adesso racchiude il santissimo.

A Giugliano la cappella con il tabernacolo, racconta Enzo, è fonte di nuove conversioni e invito permanente a leggere nel proprio cuore e riscoprire la fede. «Bello dire “fratelli” in un luogo di lavoro dove quasi ci sono “estraneità”, dove le finalità della produzione sembrano non tener conto dei rapporti tra le persone – ha osservato il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, durante una recente visita allo stabilimento e alla cappella – ma noi siamo chiamati a partecipare alla vita con cristo perché la vita trovi pieno sviluppo. Ci portiamo dietro la logica degli ultimi due secoli, con la separazione tra la preghiera e il lavoro – ha aggiunto il vescovo –. Coniugare le due dimensioni è invece possibile, e diventa forza ed energia per il bene comune».

 

Testo di  Valeria Chianese
Foto di  Roberto Salomone

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